Un motoscafista 35enne è indagato dalla Procura di Venezia per il reato di omissione di soccorso. L’episodio contestato è legato alla vicenda del suicidio di un giovane straniero che si era gettato in Canal Grande, morendo la scorsa domenica davanti ad un centinaio di turisti.
Al momento del gesto disperato, le imbarcazioni in acqua, tra mezzi pubblici e privati sia a motore che a remi, erano diverse. Nessuno però era riuscito a raggiungere il ragazzo originario del Gambia morto annegato, secondo l’autopsia, in pochi minuti, anche per il freddo.
Il fascicolo è stato aperto dal pm Massimo Michelozzi che ha visionato cinque video dai quali emerge che l’indagato non avrebbe lanciato neppure una corda. L’avv. Jacopo Molina, difensore del 35enne, dice che il suo assistito era su un cabinato (e quindi scarsa visibilità) da solo ed impossibilitato per questioni di manovra ad agire.
Il gesto del giovane straniero aveva colpito l’opinione pubblica perché il luogo dove si è gettato in acqua è di grande transito sia per i mezzi acquei che a piedi. Si trova davanti alla stazione ferroviaria di Santa Lucia e a poche centinaia di metri dal terminal automobilistico di Piazzale Roma e dal ponte di Calatrava.
“Doveva stare attento – ha aggiunto all’Ansa Molina – oltre alle proprie manovre anche ai mezzi del servizio pubblico con i vicini imbarcaderi e relative manovre di attracco e delle altre imbarcazioni che venivano verso di lui. Per concorrere ad un eventuale salvataggio avrebbe dovuto fare un’improbabile inversione a ‘U’ rischiando di collidere con altri natanti, mentre altri mezzi erano ben più vicini alla vittima e con maggiori possibilità di intervento”.