Anche la seconda fase della procedura di raffreddamento della vertenza Alitalia è fallita. I sindacati procederanno quindi alla proclamazione di uno sciopero, che verrà annunciato tra oggi e domani. Nel corso della riunione di oggi, le parti, si legge nel verbale del Ministero del Lavoro, “si sono ampiamente confrontate”, ma “all’esito dell’incontro il Ministero, sentite le parti, ha registrato l’impossibilità di pervenire ad una soluzione conciliativa e le invita a ridurre al minimo i disagi per l’utenza”.
La prima fase di raffreddamento era stata tentata in sede aziendale il 20 gennaio scorso, ma aveva dato fumata nera. I punti contestati dai sindacati Fit Cisl, Filt Cgil, Uiltrasporti e Ugl trasporti sono: Piano industriale, disdetta del Contratto collettivo di lavoro, violazione del contratto e accordi.
È possibile che la data dello sciopero di Alitalia sia il 23 febbraio. “L’Italia è il paese europeo con la maggior frammentazione degli aeroporti”, sottolinea Dario Balotta, presidente di Onlit (Osservatorio nazionale su privatizzazioni nei trasporti), che indica per il Bel Paese una media di 4,4 milioni di passeggeri a scalo, come risulta dal rapporto tra 150 milioni di passeggeri annui e i 34 scali attivi.
“L’eccessiva frammentazione – commenta Balotta – influisce pesantemente sulla produttività degli aeroporti”. Questi ultimi, poi, per sopravvivere, “debbono riconoscere alle compagnie ‘low-cost’ un corrispettivo che varia tra 5 e 10 euro a passeggero“. In questo modo si genera una sorta di “sussidio mascherato a favore delle compagnie e a danno degli utenti”.
Così, tra “ammortizzatori sociali concessi ad Alitalia e sussidi riconosciuti da scali ed enti locali alle compagnie low-cost”, il settore del trasporto aereo italiano “non è in grado di fare il passo in avanti che gli consentirebbe di superare la logica dei sussidi pubblici per orientarsi ad un modello basato sulla competitività”.