Al via a Torino il processo d’appello a Michele Buoninconti, il marito di Elena Ceste accusato di omicidio e occultamento di cadavere. Secondo l’accusa, il vigile del fuoco avrebbe nascosto il corpo della moglie in un piccolo corso d’acqua a 2 chilometri da casa nelle campagne astigiane.
In primo grado, nel novembre del 2015, l’uomo era stato condannato a 30 anni dopo un rito abbreviato. L’udienza si celebra a porte chiuse. In aula sono presenti i genitori della donna. Il delitto, secondo la sentenza ora al vaglio della Corte d’assise d’appello, fu commesso il 24 gennaio 2014.
Buoninconti, sostiene l’accusa, non sopportava che la donna cercasse di emanciparsi dalla routine familiare sottraendosi al “ruolo di madre e moglie sottomessa che le aveva imposto”. Il corpo fu ritrovato il 18 ottobre successivo. “La nostra opera è sempre stata orientata verso la ricerca della verità”, ha detto l’avvocato Deborah Abate Zaro, uno dei legali di parte civile.
“Accetteremo dunque qualsiasi atto che possa chiarire gli aspetti che ai giudici appaiano ancora nebulosi. Ma se la difesa chiederà la riesumazione del corpo di Elena, ci opporremo: già al momento del ritrovamento era in condizioni tali da non permettere di ricostruire l’omicidio, a maggior ragione adesso”.