I dati definitivi dell’Istat confermano: nel 2016 l’Italia è andata in deflazione. I prezzi al consumo hanno registrato una variazione negativa (-0,1%) come media d’anno: “È dal 1959, quando la flessione fu pari a -0,4%, che non accadeva”, ribadisce l’istituto di statistica.
A dicembre l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,5% nei confronti di dicembre 2015. Anche se il tasso di inflazione nell’ultimo mese dell’anno è risultato il maggiore da due anni e mezzo, si è rivelato insufficiente a risollevare il risultato dell’intero 2016.
Secondo l’Istituto, la dinamica dei prezzi al consumo nel 2016 “risente degli effetti della prolungata flessione dei costi delle materie prime, in particolare di quelle energetiche, che si combina con la persistente debolezza dei consumi delle famiglie, che nel 2016, mostrano però segnali di ripresa, seppur di limitata entità”.
E i conti pubblici italiani preoccupano anche l’Europa che chiede una manovra bis da 3,4 miliardi di euro: pena una procedura d’infrazione per deficit eccessivo per il mancato rispetto della regola del debito. L’ultimatum di Bruxelles è stato recapitato al governo Gentiloni già una settimana fa. Nel mirino l’indebitamento al netto delle spese una tantum.
Secondo le previsioni di Bruxelles, nel 2017 il deficit italiano si aggirerà intorno al 2,4% del Pil, due decimali oltre il limite massimo secondo la Commissione europea di Jean-Claude Juncker e l’Eurogruppo di Jeroen Dijsselbloem. L’Ue aveva chiesto a Roma di aggiustare i conti entro il primo febbraio 2017, possibile quindi uno sconto sulle tempistiche di intervento.