“Il dramma di Lampedusa mi ha fatto sentire il dovere di mettermi in viaggio, era importante andare”. Papa Francesco si racconta così nel libro del giornalista Andrea Tornielli, presentato oggi su La Stampa. “Non mi piaceva spostarmi, ora so che devo andare, è faticoso, ma per quelle testimonianze, quei sorrisi, ne vale la pena”.
Dalle emozioni ai ricordi: “Non temo per me, bisogna fidarsi e affidarsi, ho detto fin dall’inizio che avrei viaggiato soltanto se mi fosse stato sempre possibile il contatto con le persone”. Tra i ricordi Francesco cita “l’entusiasmo dei giovani a Rio de Janeiro e, sempre a Rio, quel bambino che riuscendo a intrufolarsi ha salito le scale di corsa e mi ha abbracciato”.
“Ricordo la gente accorsa al santuario di Madhu, nel nord dello Sri Lanka dove ad accogliermi – prosegue Francesco – ho trovato, oltre ai cristiani, anche i musulmani e gli indù, un luogo dove i pellegrini arrivano come membri di un’unica famiglia. O l’accoglienza nelle Filippine“.
Le trasferte internazionali “sono pesanti”. “Ma porto sempre con me volti, sorrisi, testimonianze, immagini, esperienze. Una ricchezza inimmaginabile, che mi fa sempre dire: ne è valsa la pena“, racconta il pontefice che ha però dovuto eliminare qualche impegno istituzionale.
“Ho cercato di eliminare del tutto i pranzi di rappresentanza. Non ho nulla contro lo stare a tavola in compagnia. Ma se l’agenda del viaggio, come accade quasi sempre, è già pienissima di appuntamenti, preferisco mangiare in modo semplice e in poco tempo”, ha raccontato Papa Francesco.