Russia, Turchia e Iran si sono assunti la responsabilità di garantire il successo del processo di pace, facendosi anche garanti della tregua in Siria. A dare l’annuncio il presidente russo, Vladimir Putin, citato dalla Tass, secondo cui il governo siriano e le forze di opposizione hanno firmato l’accordo per la tregua in Siria e per iniziare presto le trattative di pace.
“Poche ore fa è avvenuto un evento che noi non soltanto abbiamo aspettato a lungo ma su cui abbiamo lavorato molto per renderlo possibile. Ma gli accordi sono fragili e hanno bisogno di pazienza e attenzioni particolari”, ha detto Putin.
Sono tre i documenti firmati. “Il primo documento è stato siglato fra il governo siriano e l’opposizione armata sul cessate il fuoco in Siria, il secondo è un sistema di misure per controllare il regime della tregua mentre il terzo è la dichiarazione sulla prontezza a iniziare le trattative di pace sulla soluzione del conflitto in Siria”.
La tregua, che avrà effetto a partire dalla mezzanotte del 30 dicembre, è stata firmata da unità composte da 60mila effettivi. Ad aderire alla tregua sono Faylaq Al-Sham, Ahrar Al-Sham, Jaysh Al-Islam, Suwar Agi Sham, Jaysh Al-Mujahideen, Jaysh Idlib e Jabhat Al-Shamiyah, secondo quanto riporta il ministero della Difesa russo. Secondo il ministro della Difesa Serghei Shoigu “i comandanti più influenti dell’opposizione armata hanno preso parte ai negoziati, durati due mesi, e hanno permesso di individuare il territorio controllato dai ribelli”.
Da ora in poi, ha precisato, “chi non deporrà le armi” verrà considerato “un gruppo terroristico”, alla stregua dell’Isis e di Jabhat Al-Nusra (che non sono coperte dagli accordi). In tutto le sette formazioni, secondo i dati del ministero, comprendono almeno “51mila persone”.