È di almeno 38 morti e 160 feriti il bilancio di una forte esplosione di un’autobomba, verificatasi nella serata di sabato 10 dicembre ad Istanbul, vicino allo stadio dove appena due ore prima era terminata la gara della squadra di serie A Besiktas, alla Vodafone Arena. Un altro ordigno sarebbe esploso vicino ad centro commerciale a piazza Taksim.
Questa mattina la polizia turca ha arrestato 13 persone. Lo riferisce il ministro dell’Interno, Suleyman Soylu. Intanto il governo ritiene che dietro gli attentati possa esservi quasi certamente il Pkk. “Non è sicuro, ma gli indizi portano al partito curdo”, ha dichiarato il vicepremier Numan Kurtulmus.
Nel pomeriggio è invece arrivata la rivendicazione da parte degli estremisti curdi del Tak.
L’esplosione più grave è avvenuta nel punto in cui erano schierati numerosi agenti di polizia che avevano prestato servizio allo stadio per garantire il servizio di sicurezza e che sono deceduti, il che avvalora ulteriormente l’ipotesi che fossero proprio le forze dell’ordine il vero obiettivo dell’attentato. La matrice terroristica è stata subito confermata dal ministro turco Arslan attraverso un tweet.
Subito dopo l’attentato a Istanbul, il consiglio supremo turco di controllo dei media ha disposto il divieto di diffusione di notizie sulla vicenda, come avviene regolarmente dopo ogni attacco terroristico. Non sembra tuttavia che la firma sia quella dell’Isis, anzi diopo le prime indagini sarebbe da escludere: è più verosimile che l’attentato sia stato organizzato dai terroristi curdi del Tak.
La Turchia ha dichiarato un giorno di lutto nazionale. Il premier Binali Yildirim ha ordinato bandiere a mezz’asta per commemorare le vittime. Inoltre, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, come ha fatto sapere il suo ufficio, ha cancellato un viaggio che aveva in programma in Kazakistan.
Tutta la zona attorno allo stadio è stata evacuata, in cielo numerosi elicotteri. La Turchia ripiomba nel terrore a distanza di pochi mesi dal fallito golpe. Forse non è una coincidenza che l’attentato sia stato messo in atto nel giorno in cui il Parlamento turco sta discutendo la riforma costituzionale che trasformerà il Paese in una repubblica presidenziale. “Quando la Turchia fa un passo positivo verso il futuro – ha commentato il presidente Erdogan – la risposta delle organizzazioni terroristiche è il sangue, la brutalità, il caos.
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