Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha avuto una colloquio telefonico con la presidente di Taiwan Tsai Ying-wen: è la prima volta che un presidente Usa contatta un leader taiwanese dal 1979, anno della rottura dei rapporti diplomatici.
Un fatto storico che rischia di essere una clamorosa gaffe e avere conseguenze importanti nei rapporti con la Cina: lo stesso Trump tramite i propri profili social si è limitato ad affermare di aver ricevuto (e non effettuato) la telefonata con Tsai Ying-wen, che dal suo insediamento in maggio rifiuta di aderire al “Consenso del 1992” in quanto convinta indipendentista.
The President of Taiwan CALLED ME today to wish me congratulations on winning the Presidency. Thank you!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 3 dicembre 2016
L’unica reazione ufficiale da Pechino è affidata al portavoce del ministero degli Esteri Wang Yi, che definisce il contatto come una “piccola manovra fatta da Taiwan” e che la Cina rimane fiduciosa nei buoni rapporti con gli Stati Uniti: “Impossibile che cambi la politica che si è affermata nella comunità internazionale. C’è solo un’unica Cina nel mondo e Taiwan è un’inseparabile parte del territorio cinese. Il governo della Repubblica popolare cinese è il solo legittimato a rappresentare la Cina”.
La stessa Casa Bianca ha cercato di smorzare i toni, riaffermando anche lei il principio “una sola Cina”, che con Richard Nixon e Mao Zedong, Henry Kissinger e Zhou Enlai, ha portato alla riapertura dei contatti con al Repubblica Popolare Cinese (ed il riconoscimento del solo governo cinese di Pechino nel 1978) a scapito di tutti gli altri stati orientali legati alla Cina, evitando (finora) qualsiasi atto diplomatico che ne implichi un riconoscimento o legittimazione internazionale (a partire dalla chiusura dell’ambasciata Usa a Taipei nel 1979).