Leonardo Cazzaniga, il medico arrestato per le morti in corsia all’ospedale di Saronno, davanti al gip ha respinto l’accusa di omicidio volontario, cercando di chiarire la sua posizione, mentre Laura Taroni, l’infermiera amante e complice, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Si è appreso dai legali della coppia al termine degli interrogatori di garanzia dei due, nel carcere di Busto Arsizio.
L’avvocato Enza Mollica ha dichiarato che il medico ha risposto a tutte le domande del gip spiegando che il somministrare farmaci serviva “per alleviare le sofferenze” dei pazienti. Mollica ha presentato una istanza di arresti domiciliari per Cazzaniga.
Secondo i pm che indagano sulle morti sospette nell’ospedale di Saronno, anche il primario del Pronto Soccorso, il dottor Nicola Scoppetta, sapeva della folle condotta del dottor Leonardo Cazzaniga e dell’infermiera Laura Taroni. Scoppetta avrebbe infatti “sottovalutato le denunce interne riguardanti la condotta” di Cazzaniga e “aiutato il medesimo a eludere le investigazioni delle autorità”.
Non solo: il primario “dissuadeva anche gli infermieri dal presentare denuncia e, contro ogni evidenza scientifica, giudicava corretto l’operato di Cazzaniga sotto il profilo professionale e deontologico”. Le accuse nei confronti di Scoppetta sono giunte, anche in questo caso, da due infermieri attivi nella struttura. La prima denuncia è datata 2013 a firma di Clelia Leto: 80 le cartelle cliniche sotto esame, 30 i casi sospetti, 4 quelli finora confermati.
“In alcune occasioni – scrive ai vertici dell’ospedale – il dottor Cazzaniga ha minacciato di applicare il suo protocollo a pazienti inviati al 118 in codice rosso”. La seconda segnalazione arriva dopo soli tre giorni: “Nel giro di pochi minuti si è constatato il decesso di un paziente – afferma l’infermiere Iliescu Radu -. Il dottor Cazzaniga ha scritto nel referto di aver somministrato 60 mg di midazolam e 200 mg di propofol. Alla domanda come mai avesse scelto quella terapia, mi è stato detto che non potevo capire“.
Nonostante le segnalazioni, però, dopo poche settimane il primario Scoppetta chiuse l’indagine interna nei confronti dell’anestesista. “Non ritengo si evidenzi una deviazione dei comportamenti“, scriveva in una relazione. Un’opinione diametralmente opposta a quella dei medici che hanno fornito consulenza tecnica ai magistrati. Nel registro degli indagati, assieme al primario, sono stati iscritti altre 13 persone tra medici, infermieri e dirigenti dell’ospedale.
A segnalare il comportamento dell’anestesista di Saronno è stato anche un altro infermiere, che agli inquirenti racconta il caso di un malato di tumore morto nel giro di venti minuti: “Il medico mi disse che se ne sarebbe occupato lui mettendo in pratica il suo protocollo”, ha dichiarato.
Sembra inoltre che Leonardo Cazzaniga abbia minacciato di morte l’infermiera che poi lo ha denunciato: “Tu da ora in avanti sei finita – avrebbe detto -, potrei ucciderti in qualunque momento“. Minacce che però non hanno fermato la donna. L’infermiera minacciata di morte si era rifiutata in più occasioni di somministrare ai pazienti i sovradosaggi imposti dal vicemprimario.
Una scelta che la portò a ricevere invettive pesanti da parte di Cazzaniga: “Non sei ancora morta? Morirai di cancro all’utero“. Secondo i pm di Busto Arsizio, l’infermiera, contravvenendo ai “protocolli” dell’anestesista, salvò la vita a diversi pazienti. Ma le minacce proseguivano, sempre più gravi. Da lì la decisione di denunciare Leonardo Cazzaniga alle autorità.