A Bergamo c’è entusiasmo e Gian Piero Gasperini fatica a nascondersi. Il tecnico della Dea ha rilasciato un’intervista a Radio Sportiva (in onda il prossimo 1 dicembre) in cui viene tracciato un bilancio di questa fantastica prima parte di campionato rispondendo a chi già grida alla favola.
Gasperini ha affermato: “L’Atalanta è il Leicester italiano? Se il paragone è riferito a questi due mesi e mezzo, sì. Nel tempo, non so. Già sabato a Torino, allo Stadium, sarà una prova fondamentale. Ma qualche euro si può scommettere su di noi, non costa nulla… In Italia è molto difficile, improbabile. Cerchiamo di imitare il Leicester il più a lungo possibile”.
Già… imitare. Perché se del Leicester condivide alcune somiglianze (Leicester e Atalanta sono le più gloriose squadre di seconda divisione in Inghilterra e Italia: 7 vittorie per gli inglesi, ben12 promozioni complessive per la Dea), tante sono le differenze di carattere strutturale ed economico, tenuto contro anche delle due diverse leghe di apparenza (Premier League e Serie A).
La differenza di fatturato è enorme: grazie alla vittoria della Premier League, il Leicester può vantare tra diritti tv di Champions e campionato (ripartiti in Inghilterra al 50% in parti uguali, al 25% in base ai risultati e al 25% in base al numero di passaggi televisivi) una previsione di fatturato per il 2017 di oltre 190 milioni di sterline (oltre 90 dei quali solo dalle televisioni britanniche: quasi quanto l’intero fatturato del Napoli) e utili per decine di milioni.
Il confronto per i bergamaschi è impietoso: la società guidata dalla famiglia Percassi (che nei prossimi mesi parteciperà al bando comunale per acquistare lo stadio Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo) nell’ultimo bilancio disponibile (2015) ha registro una perdita di 1,9 milioni a fronte di un fatturato netto di 74 milioni di euro (28,6 dai diritti tv). Una società che sta lavorando sull’aspetto commerciale, ma che sul fronte dei diritti tv non è nemmeno incentivata a vincere perché a il campionato in corso vale solo per il 5% della ripartizione (il 40% si divide in parti uguali, il 30% per bacino d’utenza e un 10% per meriti storici). Anche per questo uno scudetto orobico non sarebbe una favola, ma un miracolo clamoroso.