Il peggio è ormai alle spalle, i roghi in Israele sono quasi del tutto domati. Per questo motivo la polizia ha annunciato che tutte le persone a cui era stato ordinato di lasciare le abitazioni nella zona di Haifa, possono fare rientro nel nord ovest del Paese. Secondo le stime ufficiali, si tratterebbe di 80mila persone.
Sarebbero in tutto almeno 37 le case gravemente danneggiate: dalle zone centrali del Paese intorno a Gerusalemme, a Modiin, passando per Zichron Yaakov a nord di Tel Aviv, fino ad Haifa. I trasporti sono stati interrotti, le case abbandonate, le scuole e gli asili chiusi, le strade sbarrate e le prigioni svuotate.
La polizia e le forze di sicurezza hanno dichiarato di aver fermato dodici persone, in gran parte palestinesi. “L’incendio doloso è terrorismo e come tale sarà punito”, ha promesso il premier Benjamin Netanyahu. Le autorità israeliane hanno parlato di “Intifada degli incendi dolosi“.
Lo Stato ebraico ha denunciato l’atteggiamento di numerosi siti arabi dove si è inneggiato all’incendio e si è diffuso l’hashtag “Israele brucia“. L’Isis stesso, tramite i suoi canali mediatici, ha diffuso una mappa degli incendi. Al momento c’è incertezza sulla matrice degli attacchi, ma lo Stato islamico potrebbe averne rivendicato la paternità.