Donald Trump avrebbe usato i soldi della sua fondazione per scopi personali violando la legge. La rivelazione Ad ammetterlo – secondo quanto riporta il Washington Post – la stessa fondazione di beneficenza del tycoon nell’ultima dichiarazione fiscale presentata all’Irs, l’agenzia delle entrate statunitense.
“In particolare dalle carte presentate all’Irs e postate online emerge come la fondazione Trump abbia violato la norma che vieta ai vertici di utilizzare i soldi che dovrebbero andare in beneficenza – e in parte provenienti da donazioni – per aiutare se stessi, le proprie imprese o la propria famiglia”, spiega il Wp.
Secondo quanto emerso, in una parte della dichiarazione l’Irs chiede se la Trump Foundation abbia trasferito risorse (“soldi o asset”) a persone ‘non qualificate’, spiega il Post, sottolineando come tali persone possano essere lo stesso tycoon o membri della sua famiglia. La risposta data dalla fondazione sarebbe “si'”.
Stessa risposta anche alla domanda se tale pratica sia stata seguita in passato. Si tratta di violazioni che “possono essere sanzionate con ulteriori tasse, fino all’obbligo del responsabile della fondazione di rimborsare i soldi presi“.
Intanto Donald Trump ha deciso che la sua amministrazione “non aprirà una nuova inchiesta sul Mailgate“, la vicenda delle mail di Hillary Clinton. Lo ha dichiarato la manager della sua campagna, Kellyanne Conway intervistata oggi dalla Msnbc.
“Credo che quando il presidente eletto, che è anche il capo del partito, dice ancora prima di insediarsi che non vuole andare avanti con questa inchiesta, invia un messaggio molto forte, nei toni e nel contenuto” agli altri repubblicani, ha detto Conway. In realtà, ricordano i media americani, devono essere l’attorney general e l’Fbi a prendere la decisione su indagini ed incriminazioni.
Da parte dei democratici, quindi, le dichiarazioni di Conway sono state subito criticate per il fatto che il presidente pensa che sia normale sostituirsi alle autorità giudiziarie: “Non è così che funziona, nella nostra democrazia non è il presidente a decidere chi viene perseguito e chi no”, ha scritto su Twitter il senatore Chris Murphy.