Il Giappone intero torna a tremare, dopo che alla prime luci dell’alba del 22 novembre una scossa di magnitudo 6.9 (7.4 secondo le prime stime) si è verificata alle 5.59 ora giapponese 117 km a largo di Fukushima, a 25 km di profondità, a seguito del quale è stato lanciato l’allarme tsunami (si temono onde oltre i 3 metri di altezza) e il piano di evacuazione.
A ripiombare nella paura sono le prefetture di Miyagi e Fukushima (sede della centrale nucleare protagonista del disastro del maremoto 9.1 e dello tsunami dell’11 marzo 2011): la centrale atomica non ha subito danni o alterazioni radioattive a seguito del sisma, ma si teme per l’abbattersi di onde anomale: un’onda alta 1 metro si è già abbattuta sulla scogliera a pochi passi dalla centrale.
Nei minuti successivi al sisma, si sono abbattute sulle coste onde tra il 30 e i 90 centimetri di altezza nella città portuale di Iwaki dove sorge il porto di Onahama, mentre un’onda alta 1 metro e 40 centimetri ha colpito la costa a Sendai alle ore 8.09 locali. L’allarme tsunami è poi rientrato.
Le autorità giapponesi hanno ordinato l’evacuazione dei residenti lungo le coste delle prefetture di Fukushima e Miyagi e durante la diretta del canale pubblico Nhk sono stati più volte ripetuti gli avvertimenti alla popolazione di non abbandonare le aree sopraelevate fino a ulteriori segnalazioni.
Sei persone hanno riportato lievi ferite. Tutti i voli aerei da e per l’aeroporto di Sendai sono stati interrotti.