Quarta giornata consecutiva di scontri tra polizia e manifestanti in diverse città degli Usa. L’elezione di Donald Trump continua a dividere e a infiammare gli animi, come a Portland dove la polizia ha dovuto sparare granate assordanti dopo il lancio di pietre da parte dei manifestanti.
Ma si è protestato anche a New York, Chicago, Los Angeles, San Francisco e Las Vegas. A New York la protesta è partita da Union Square, ha attraversato la Fifth Avenue ed è arrivata sotto la Trump Tower. Presente persino il regista americano Michael Moore che è riuscito a entrare nel blindatissimo palazzo del taycoon.
Moore, tramite un live Facebook, ha mostrato in diretta gli attimi nei quali si è aggirato nel grattacielo, nonostante la massiccia presenza del Secret Service. Moore è stato poi bloccato prima che accedesse agli uffici del tycoon. “Mr. Trump sono qui, voglio parlare con te“, aveva scritto su un foglio consegnato al portiere del palazzo durante la protesta.
Ma i toni della protesta non sono gli unici a essere duri. Hillary Clinton, infatti, ha attribuito apertamente la sua sconfitta al direttore dell’Fbi, James Comey, e in particolare alla sua seconda lettera al Congresso, ad appena tre giorni dal voto. Lo avrebbe detto in una conference call con i maggiori contributori della sua campagna.
Secondo quanto riferisce Politico.com, per Hillary sarebbe stata proprio la lettera di ‘assoluzione’ ad aver fatto più danni della prima, risvegliando gli elettori di Trump: “Ci sono molte ragioni per le quali una elezione come questa non è riuscita. La nostra analisi è che i dubbi sollevati dalla lettera di Jim Comey erano infondati e che hanno fermato il nostro slancio”.