Il referendum costituzionale del 4 dicembre, in caso di vittoria del sì, prevede l’abolizione del Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro.
È un organo previsto dall’articolo 99 della nostra Costituzione (“Organo di consulenza delle Camere e del Governo per le materie e secondo le funzioni che gli sono attribuite dalla legge. Ha l’iniziativa legislativa e può contribuire alla elaborazione della legislazione economica e sociale secondo i principi ed entro i limiti stabiliti dalla legge”) ed è stato istituito con una legge nel 1957, ma la sua composizione e i compiti sono disciplinati da una legge del 1986.
Il Consiglio, che costa all’Italia circa 20 milioni all’anno, ha una durata di 5 anni e il Presidente è nominato, al di fuori dei componenti, con decreto del Presidente della Repubblica. Il Cnel esprime pareri e promuove iniziative legislative in materia economico-sociale, come ad esempio per le leggi tributarie e di bilancio e per quelle costituzionali.
Il Consiglio è composto da centoventuno consiglieri: dodici esperti, scelti fra qualificati esponenti della cultura economica, sociale e giuridica; quarantaquattro rappresentanti dei lavoratori dipendenti, del settore pubblico e privato, diciotto rappresentanti del lavoro autonomo, trentasette rappresentanti delle imprese e da dieci rappresentanti delle associazioni di promozione sociale e delle organizzazioni del volontariato.
Il Cnel nasce come organo consultivo del Governo, delle Camere e delle Regioni e rappresenta un luogo di mediazione dove gli interessi dei lavoratori si confrontano con quelli delle imprese.