Il piano “Morelli” di Mps scuote la Borsa di Milano. Se nel giro di una settimana il titolo è stato capace di raddoppiare di valore, oggi si è assistito ad un folle rally: in poche ore il titolo è prima schizzato per poi crollare con un calo del 14,99% a 0,29, sotto la soglia di 0,30 e in flusso di scambio pari all’11,8% del capitale.
Nel dettaglio il nuovo piano di Mps “si focalizzerà su una maggiore efficienza mediante la riduzione di circa 2.600 dipendenti, lo spostamento sempre maggiore dei restanti dipendenti alle attività commerciali e la chiusura di circa 500 filiali”.
“Il costo del personale – spiega Mps – scenderà di circa il 9% a 1,5 miliardi di euro nel 2019 da circa 1,6 miliardi di euro del 2016″ e la riduzione avverrà mediante un turnover naturale e l’attivazione del fondo di solidarietà. Il piano 2016-2019 prevede un “utile netto a fine piano superiore a 1,1 miliardi di euro, con un rote target superiore all’11% nonostante la crescita prudenziale dei ricavi”.
L’operazione “è senza precedenti per struttura e dimensione nel mercato italiano e dovrebbe permettere alla Banca di potersi nuovamente posizionare, con maggiore forza, tra gli istituti leader del sistema bancario italiano, con una situazione patrimoniale solida, un ridotto profilo di rischio, una qualità del credito significativamente migliorata ed un rinnovato potenziale di crescita della redditività a beneficio di tutti gli stakeholders“.
Intanto il cda di Mps ha convocato il prossimo 24 novembre l’assemblea straordinaria per approvare l’aumento di capitale fino a 5 miliardi di euro. L’aumento sarà con “esclusione o limitazione del diritto di opzione”. La delega al cda per l’aumento dovrà “esercitarsi entro e non oltre il 30 giugno”. Previsto anche il raggruppamento delle azioni nel rapporto di una a cento.
“Mps si riserva di destinare una tranche dell’aumento di capitale in opzione agli azionisti “al mutare del quadro fattuale di riferimento”, aggiunge. L’aumento di capitale sarà strutturato in tre componenti: una parte da destinare ai titolari di bond subordinati per la conversione dei loro titoli in azioni, una parte per cassa “riservata ad eventuali soggetti disponibili ad acquistare una partecipazione significativa nella banca e infine una ulteriore componente per cassa.
Le banche che assistono Mps nell’aumento di capitale, capitanate da Jp Morgan e Mediobanca, si impegneranno a garantire l’eventuale inoptato solo in caso di “buon esito”, da un lato, “del deconsolidamento” dei 27,7 miliardi di sofferenze, e dall’altro “dell’attività di marketing presso gli investitori istituzionali”, inclusi gli anchor investor e i destinatari della proposta di conversione dei bond in azioni.
Ottimista l’ad Marco Morelli che, illustrando il piano industriale e l’operazione di salvataggio agli analisti, ha assicurato che “ci sentiamo tranquilli che questa operazione avrà buon fine. Vogliamo riavvicinarci alla nostra base clienti ed essere sicuri che Mps ridiventi una banca italiana commerciale solida ed efficiente. Nonostante quanto successo nel passato la banca resta molto solida”.