La Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria ha confiscato beni per 7 milioni di euro a Massimo Siciliano, imprenditore edile di 45 anni, in atto in regime di detenzione carceraria.
L’uomo, coinvolto nelle recenti operazioni di polizia ‘Saggezza’ e ‘Ceralacca 2’, aveva un ruolo di primo piano nella ‘ndrangheta reggina.
Massimo Siciliano aveva assunto il ruolo di imprenditore di riferimento del capo cosca Nicola Romano, il suocero, garantendo, attraverso le ditte nella sua disponibilità e strettamente collegate al sodalizio criminale, l’esecuzione di lavori nel settore dell’edilizia pubblica, turbando le regole della libera concorrenza e del libero mercato, stante il profilo del pesante condizionamento mafioso, ed estromettendo di conseguenza le aziende operanti lecitamente.
Siciliano è stato condannato in primo grado, alla pena di 12 anni e 2 mesi di reclusione con sentenza emessa nel settembre 2015 dal Tribunale di Locri, mentre, per l’operazione Ceralacca 2, con la proposta di rinvio a giudizio da parte del Gup di Reggio Calabria (aprile 2015).
Adesso è stata disposta la confisca dei beni riconducibili all’uomo, stimati in circa 7 milioni di euro, ricomprendenti l’intero patrimonio aziendale e l’intero capitale sociale della “I.C.O.P. Srl”, con sede principale in Antonimina (RC) ed una filiale operante in Romania e della “G.S.C. Srl Unipersonale”, con sede in Dosolo (MN), operanti entrambe nel settore costruzioni, manutenzione e riparazione strade, autostrade, ponti e viadotti oltre a disponibilità finanziarie aziendali e personali.