Per il patron del gruppo Esselunga, Bernardo Caprotti, l’imperativo è sempre stato uno: mai cedere alle Coop. Una volontà ribadita espressamente nel suo testamento.
Caprotti non vuole lasciare nulla al caso sul futuro della sua “creatura” mettendo, nelle 13 pagine del documento, indicazioni e suggerimenti per gli eredi.
Tra gli acquirenti “preferiti” per Esselunga, il colosso olandese Ahold. Nel testamento Caprotti esclude anche la cessione al gruppo spagnolo Mercadona.
A proposito di donazioni, emergono altri particolari. Al primogenito Giuseppe appartamenti, quadri di pregio e la biblioteca di 4mila volumi del bisnonno, a Violetta le case in via Bigli a Milano e sulla 5.a Avenue a New York più il castello di Bursinel.
Alla moglie proprietà varie più “tutto quanto non espressamente precisato, compresi tutti i suoi effetti personali”), si arriva a nuove spartizioni.
Alla segretaria, Germana Chiodi, Caprotti lascia due quadri e il 50% dei due conti titoli presso Credit Swiss e Deutsche Bank. L’altra metà se la spartiranno i cinque nipoti.
Al marito della figlia Marina arriverà in eredità la Bentley, al ragioniere, Cesare Redaelli, 2 milioni di euro. Poi ci sono le donazioni a enti pubblici e privati.
Al Louvre va un olio di Manet (con l’indicazione che venga esposto di fianco al Tiziano originale di cui il dipinto è una reinterpretazione).
Cancellate invece le donazioni alla Galleria d’arte moderna di Milano, dopo “un’esperienza molto negativa” avuta con la Pinacoteca Ambrosiana.