Marcello Cairoli, malato di cancro, muore dopo 56 ore trascorse su una barella in mezzo a tossicodipendenti e senzatetto, al Pronto soccorso dell’ospedale ‘San Camillo’ di Roma. È accaduto nei giorni scorsi ed è scoppiato un caso.
Il figlio ha subito denunciato l’accaduto scrivendo anche al ministro della Salute Beatrice Lorenzin ed il giorno dopo ecco la difesa del direttore sanitario della struttura capitolina Luca Casertano, resa al ‘Messaggero’: “Ci sono percorsi differenti per i malati terminali che dovrebbero essere accompagnati nella fine dell’esistenza o da un servizio di assistenza domiciliare oncologica o negli hospice. Qualcuno ha dato indicazioni sbagliate alla famiglia”.
Casertano aggiunge poi che “la maggior parte dei pronto soccorso italiani non sono strutturati per accogliere persone a fine vita” perché sono pensati “per salvare vite, non per occuparsi di un malato terminale”.
Secondo il direttore sanitario i familiari dovevano “attivare un percorso differente che può richiedere anche quindici giorni di anticipo. Perché un malato terminale in pronto soccorso proprio non dovrebbe proprio arrivarci”.
Intanto il Codacons ha deciso di denunciare la Regione Lazio e il ministero della Salute: “Quanto accaduto è solo l’ultimo di una serie di episodi in cui la dignità dei malati viene calpestata senza pudore”, spiega Carlo Rienzi.
Il ministro della Salute Lorenzin risponde “presente” e invia gli ispettori. “Accerteranno cosa è accaduto, cosa non ha funzionato, di chi è stata la responsabilità. In Italia il pronto soccorso degli ospedali non è e non deve essere l’ultima tappa della vita di un paziente oncologico”.
“Approfondiremo ogni aspetto di questa vicenda – prosegue la Lorenzin – L’indagine accerterà se la rete oncologica del Lazio ha funzionato e verificherà i livelli assistenziali sul territorio a favore dei malati oncologici. Questa storia non riguarda medici e infermieri e non vale neppure la polemica sui sovraffollamenti al Pronto Soccorso di un grande ospedale romano, dove il personale garantisce quasi mille interventi al giorno”.
Assotutela, però, risponde al ministro e rincara la dose: “Da tempo denunciamo le condizioni inumane dei pronto soccorso, accentuate dal barbaro taglio di migliaia di posti letto, senza che nessuno intervenga. Se una persona non può avere una fine dignitosa, dobbiamo ringraziare la politica sanitaria del governo e, di rimando, delle regioni. E il ministro come risponde? Nel modo più ipocrita e inutile: inviando gli ispettori. Ma non è così che risolvi il problema. Non è così che si aumentano i posti letto”.