Il 90% delle donne italiane allatta subito dopo il parto, una percentuale che diminuisce al 77% dopo pochi giorni e che crolla al 31% dopo i 4 mesi. È soltanto il 10% delle neo mamme che continua ad allattare oltre i 6 mesi di vita del bebè.
La Società Italiana di Neonatologia (SIN), in occasione della Settimana Mondiale per l’Allattamento Materno (1-7 ottobre), ha messo a punto un decalogo.
Ma quali sono i benefici per i bambini? Oltre a rappresentare la migliore alimentazione possibile per il neonato, c’è un minor rischio di infezioni gastrointestinali, infezioni respiratorie, asma, otiti medie acute e di sviluppare a lungo termine sovrappeso, obesità e malattie collegate (malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete di tipo 2) rispetto al neonato alimentato con latte artificiale.
Ma i vantaggi sono anche per la mamma: minori perdite ematiche, una più rapida involuzione uterina e perdita di peso dopo il parto; il rischio di cancro del seno si riduce del 4% per ogni anno di lattazione. Inoltre, le donne che non allattano o che smettono precocemente sono più esposte alla depressione puerperale.
Di seguito il decalogo
1. Prima di allattare è fondamentale informarsi. L’informazione serve per motivare le future madri . Utili incontri in cui far chiarezza sui falsi miti e sui tabù relativi all’allattamento, lasciando comunque sempre in primo piano l’aspetto psico-affettivo.Alcune neo-mamme non si sentono all’altezza, temono di non avere abbastanza latte, la stanchezza e lo stress dopo il parto possono giocare a sfavore, soprattutto quando manca il sostegno da parte del partner o di altri membri della famiglia; per alcune il motivo principale è il ritorno al lavoro. È importante, allora, che le donne siano aiutate nel percorso di preparazione all’allattamento e accompagnate durante questa esperienza
2. Il primo contatto mamma-bambino. Da non sottovalutare è il primo contatto pelle a pelle prolungato in sala parto di mamma e neonato, che consente di facilitare il bonding (legame) e creare le condizioni affinché la prima poppata al seno avvenga nelle prime ore di vita del bambino. Per una corretta “iniziazione” alla pratica dell’allattamento al seno, occorre innanzitutto individuare la posizione più idonea al seno materno durante la poppata. Particolarmente utile, ma non unica, quella sotto braccio, detta anche a presa da pallone da rugby. In ospedale è utile che si lasci il neonato in camera con la propria madre durante tutta la degenza, in modo da rendere possibile l’allattamento a richiesta.
3. Il calo di peso. È importante allattare a richiesta del bambino, senza limiti di numero e durata delle poppate, cogliendo i segni precoci di ricerca del seno (fame), più che attendere il pianto come espressione di “appetito”. Per i “più esigenti” spesso si tende a richiedere la famosa aggiunta di latte artificiale, ma eventuali piccole aggiunte vanno prescritte solo previa valutazione delle condizioni del bambino, dell’entità del calo di peso e la reale possibilità della mamma di rispondere alle esigenze del piccolo. Il calo di peso medio alla nascita è circa il 5% con un massimo ancora accettabile del 10%. Un calo tra l’8 e il 10% non suggerisce un’automatica aggiunta di latte artificiale. È invece opportuno verificare l’attacco al seno, la sequenza e la durata delle poppate e lo stato di benessere di mamma e bimbo. In caso di necessità di integrazione , la prima scelta deve sempre ricadere sul latte materno estratto. Il recupero del peso neonatale di un bimbo allattato esclusivamente al seno avviene entro i 14 giorni di vita.
4. Il ciuccio. L’uso del ciuccio per il bambino allattato al seno va evitato durante tutto il periodo in cui l’allattamento al seno deve consolidarsi. L’eventuale offerta del ciuccio va presa in considerazione a partire dalla 3°-4° settimana di vita, come intervento di prevenzione per la morte in culla anche se in realtà nessuno degli studi sull’associazione fra uso del ciuccio e SIDS riporta un effetto protettivo tanto evidente quanto quello dell’allattamento al seno.
5. Il latte formulato. Il latte artificiale deve essere impiegato solo in quei casi in cui c’è assenza di latte materno o è riscontrata una patologia della madre per cui è sconsigliato l’allattamento, o per rispetto della volontà materna; laddove è possibile, si può ricorrere alle Banche del latte umano donato (BLUD).
6. Banche del latte. Quando il latte materno non è disponibile, in particolare nel primo periodo dopo il parto, si può ricorrere al latte umano donato. Il latte umano donato rappresenta la prima scelta nutrizionale subito dopo quello della madre. Il latte materno estratto rappresenta anche la principale integrazione laddove si verifichi una condizione di eccessivo calo ponderale alla nascita e per i rari casi in cui neonati a termine, per brevi periodi, non possono alimentarsi al seno.
7. Alimentazione della mamma. Un’alimentazione appropriata per la donna in allattamento deve soddisfare tutti fabbisogni, in particolare quelli energetici, proteici e di calcio. Una dieta varia e sana, adeguata alle esigenze della mamma, sarà salutare per lei e per il bimbo. Non bisogna mangiare tanto più del solito, poiché bastano 500 Kcal al giorno in più; non serve eliminare particolari alimenti per prevenire le allergie, né è documentato con certezza che alcuni cibi o liquidi possano far aumentare la produzione di latte. Al contrario, possono avere una scarsa (ma reversibile) produzione di latte le donne disidratate, quelle gravemente malnutrite o a digiuno volontario. Sconsigliata la dieta vegetariana o vegana, poiché se non è ben bilanciata, mette a rischio di carenza di vitamina B12 il piccolo. Si deve limitare l’uso di alcool etilico che, oltre a passare nel latte e provocare nel lattante sedazione, ipoglicemia, vomito e diarrea, può inibire la montata lattea.
8. Pretermine. Il primo passo da compiere è consentire ai genitori un accesso libero al reparto che permetta loro di avere contatti prolungati con il bambino, anche attraverso la marsupio-terapia. La montata lattea può presentarsi anche se i neonati sono venuti al mondo molto presto. Il colostro , seppur prodotto in minima quantità, è il più delle volte sufficiente per iniziare una minima precocissima alimentazione, fondamentale nei neonati critici. Quando il latte materno, nel primo periodo dopo il parto, non è subito disponibile per i prematuri, soprattutto quelli problematici, di peso alla nascita inferiore a 1500 g ricoverati in TIN, il latte umano donato può essere considerato alla stregua di un farmaco essenziale.
9. L’empty breast. Per facilitare l’attacco al seno del neonato prematuro si spreme la mammella prima della poppata integrando eventualmente col latte spremuto. Se la spremitura è effettuata con pompa tiralatte, va fatta di preferenza contemporaneamente da entrambe le mammelle. Il successo della spremitura dipende anche dalla correttezza delle istruzioni ricevute in merito al momento in cui iniziare, la scelta di coppe adeguate (ne esistono di dimensioni diverse), la potenza dell’estrazione e la frequenza della spremitura. E’ utile che la madre tenga un diario sulle quantità di latte spremuto e sul numero di sedute di spremitura.
10. I falsi miti. Se si formano lesioni del capezzolo, per superare l’ostacolo, si può dare al bimbo il proprio latte estratto. In caso di malattie debilitanti, invece, come influenza, diarrea, coliche, infezioni urinarie, la decisione se sospendere o meno l’allattamento spetta alla mamma, ma è sempre bene evitare nel bambino una brusca interruzione. Sfatiamo anche il luogo comune che bere tanto (o bere la birra) aiuti a produrre più latte. L’allattamento inoltre non comporta un calo del visus e non va quindi proibito alle madri con miopia o altre patologie oculari. Anche l’insorgere di una nuova gravidanza, a meno di particolari fattori di rischio, non giustifica una precoce interruzione.La dipendenza del bambino da sua madre, implicita nell’allattamento materno, non va confusa poi con l’autonomia del bambino, che non ne risulta compromessa.