Dalla prostituzione alla droga, passando per il porto abusivo di armi, l’usura, l’estorsione e lesioni aggravate. Queste le accuse con le quali sono stati arrestati a Torino 10 albanesi. Una App spia, installata sui loro cellulari, controllava persino i movimenti delle prostitute.
I loro guadagni venivano poi reinvestiti nella produzione industriale di marijuana. Grazie ad un’indagine durata diversi mesi, i carabinieri hanno scoperto le coltivazioni di canapa indiana in boschi isolati e in aree appositamente disboscate per la droga. Oltre 4mila le piante di marijuana, per un valore di diversi milioni di euro.
Le indagini sono iniziate nell’agosto del 2015, quando nell’area nord della città si erano verificate diverse aggressioni. La criminalità albanese non tollerava la presenza di altre donne che non fossero le proprie. L’organizzazione gestiva 10 prostitute, albanesi e greche, costrette a vendersi a Torino, Volpiano e Cuneo.
Le prostitute venivano picchiate e umiliate quando i loro guadagni erano scarsi. Sono state scoperte tre piantagioni a Corio, in provincia di Torino, a Mortara, in provincia di Pavia, e ad Abbiategrasso, in provincia di Milano, gestite dagli indagati con la collaborazione di altri albanesi, fra cui una sorta di botanico che individuava le aree da disboscare.