Il referendum in Canton Ticino relativo all’eventuale introduzione di norme più stringenti per i frontalieri italiani, si è chiuso con il 58% di voti favorevoli.
L’esito del quesito referendario “Prima i Nostri”, promosso dalla destra nazionalista Udc con il sostegno della Lega dei Ticinesi, non avrà comunque conseguenze immediate: la materia è di competenza statale ed eventuale modifiche alla legge non competono al Cantone al confine con l’Italia.
Nello specifico, il quesito chiedeva ai cittadini ticinesi se sul mercato del lavoro dovesse essere “privilegiato, a pari qualifiche professionali, chi vive sul territorio“. Un messaggio di natura politica, dunque, che si scontra con i dati macroeconomici (che certificano un tasso di disoccupazione del solo 3,1%).
Dall’Italia non mancano comunque le reazioni allarmate per l’esito del quesito referendario, a partire dal ministro degli esteri Gentiloni: “Il referendum antifrontalieri non ha per ora effetti pratici, ma senza libera circolazione delle persone, i rapporti tra Svizzera e Ue sono rischio”. Più combattiva la posizione di Roberto Maroni: “Predisporremo le adeguate contromisure per difendere i diritti dei nostri concittadini lavoratori”.