Emergono due spunti di riflessione scrutando gli esiti delle elezioni per la città-regione di Berlino: la nuova batosta elettorale del Cdu di Angela Merkel e il successo dei populisti di destra dell’Afd. Quest’ultimi hanno raccolto il 14,1%, mentre i democristiani portano a casa un magro 17,6% in calo di 5,7 punti rispetto alle precedenti consultazioni.
Si tratta del peggior risultato del dopoguerra. I socialdemocratici (Spd), nonostante i 6,7 punti persi, si confermerebbero primo partito col 21,6%. Cdu e Spd non hanno più gli almeno 75 seggi necessari per proseguire con la “Grande coalizione”, che replica quella che governa il Paese dal 2013.
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha detto a Berlino che non sosterrà una linea di chiusura ai migranti islamici, ma ha escluso che possa ripetersi un afflusso di profughi eccezionale come quello del 2015. A proposito dell’esito delle regionali, ha spiegato di assumersi “parte della responsabilità della sconfitta”, pur precisando che c’è anche “una componente locale”.
Intanto prende sempre più corpo l’ipotesi della nascita di una coalizione “rosso-rosso-verde” con Verdi, al 15,2% (-2,4 punti rispetto al record del 2011) e Sinistra (la Linke al 15,9%, +3,9). Con loro una coalizione guidata dal sindaco uscente Michael Mueller (Spd) avrebbe 86 seggi.
Joerg Meuthen, che assieme a Frauke Petry guida il partito nazionalista, si è detto convinto che l’Afd otterrà un risultato a doppia cifra anche alle politiche nazionali del settembre dell’anno prossimo. Quello di Berlino era l’ultimo test prima delle tre elezioni regionali previste in primavera.
Intanto nella circoscrizione di Lichtenberg, ex Berlino est, l’Afd vince a mani basse. Il conteggio definitivo dei voti assegna ad Alternative fuer Deutschland il 26% dei voti, davanti a tutti gli altri partiti. Kay Nerstheimer ottiene così il mandato a guidare la circoscrizione.