Il diritto all’oblio è stato sancito dalla Corte di Giustizia europea (maggio 2014) ed è una sorta di “garanzia”. In virtù di ciò i motori di ricerca devono poter dare agli utenti della Rete la possibilità di veder cancellati link a dati e materiali ritenuti “inadeguati o non più rilevanti”, che li riguardano. Può comprendere casi di foto e video hard, cyberbullismo, ma anche riferimenti a processi e attività giudiziarie che coinvolgono o hanno coinvolto un privato.
Molti motori di ricerca hanno implementato la possibilità di cancellare determinato materiale. Ad esempio: Google, ha messo a disposizione online una pagina per chiedere questo genere di rimozione; Youtube permette la segnalazione di video, commenti, spam e abusi; Facebook ha la possibilità di ‘segnalare’ un post, una foto oppure un commento; su Yahoo si può accedere ad una pagina per evidenziare i contenuti inappropriati.
Per procedere alla cancellazione occorre verificare l’interesse pubblico di un certo materiale, in opposizione appunto al diritto alla privacy. La materia è molto discussa e può intervenire anche il Garante della privacy.