Blitz da parte della polizia di Taranto. Cinque le persone arrestate nell’ambito dell’inchiesta “Terra Mia”, accusate a vario titolo di estorsione e di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (cocaina e hashish in particolare), mentre altre 20 persone sono indagate per gli stessi reati.
I soggetti arrestati sono Francesco Vitale, 56 anni, leader del gruppo criminale assieme ad Antonio Lacava, 41 anni; arrestati anche Michele Lillo, 38 anni, Michele Masella 51 anni e Roberto Merico, 29 anni.
L’indagine, condotta dalla squadra mobile della questura di Taranto, è stata coordinata dalla Dda di Lecce e ha rivelato la presenza sul territorio di una fitta organizzazione criminale, distribuita in modo capillare sul territorio; coinvolto anche un carabiniere ora in pensione, che avrebbe agito da talpa per conto degli accusati.
L’organizzazione era attiva nel traffico degli stupefacenti nelle zone di Grottaglie, Monteparano, Lizzano, Sava, San Giorgio ionico, ricavando inoltre ingenti somme di denaro attraverso la tecnica del c.d. “cavallo di ritorno” (furto con richiesta di riscatto).
In conferenza stampa però non sono mancate polemiche da parte del procuratore distrettuale antimafia Cataldo Motta: “Avremmo voluto darvi notizia di 25 arresti: è passato un anno dalla nostra richiesta di cattura e tre anni dai fatti. Dato il tempo trascorso, il gip non ci ha concesso le misure richieste.
L’associazione ricavava importanti somme di denaro contante dalle estorsioni col metodo del così detto “cavallo di ritorno”. Almeno una ventina gli episodi di furti d’auto accertati in otto mesi (tra il 2012 e il 2013) per i quali poi veniva chiesto un riscatto in cambio della restituzione del mezzo, ma il numero potrebbe essere molto più alto. Le auto di chi non pagava venivano bruciate o smontate e rivendute a pezzi di ricambio.