Una ragazzina di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria) per due anni, dai 13 ai 15 anni, è stata violentata da un gruppo di nove suoi compaesani.
Secondo quanto ricostruito, la madre della ragazzina sarebbe venuta a conoscenza di quanto stava accadendo alla figlia attraverso la brutta copia di un tema fatto in classe. La giovane raccontava di essere stata lasciata sola dai genitori, perché troppo impegnati con i loro nuovi compagni. La donna si era quindi lamentata con la figlia: “Belle parole che scrivi di noi…” e a quel punto la ragazzina in lacrime aveva raccontato tutto alla madre, che però avrebbe deciso di non denunciare quanto saputo perché temeva il giudizio della gente del posto.
Il padre della giovane, dal canto suo, aveva chiesto ‘aiuto’ a Giovanni Iamonte, figlio del presunto boss dell’omonima cosca, provocando l’immediata interruzione delle minacce. Dalle indagini è emerso: il trauma provocato alla vittima, ma anche, come ha rilevato il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, “il sintomo di quanto sia ormai insopportabile la presenza della ‘ndrangheta in queste realtà; anidride carbonica pura per chi ha invece bisogno di respirare ossigeno e libertà”.
Tutto è iniziato nel 2013 quando la giovane si è innamorata di una ragazzo più grande che l’ha costretta ad avere rapporti sessuali anche con i suoi amici ed anche in gruppo. La ragazzina era minacciata con delle foto che l’avrebbero “svergognata” davanti ai suoi ed al paese ma soprattutto, secondo i magistrati di Reggio Calabria, dal nome di uno di chi ne abusava, Giovanni Iamonte, 30 anni, figlio di Remingo, indicato come un presunto boss dell’omonima cosca, nipote dell’ex patriarca della ‘ndrangheta del basso Ionio reggino Natale Iamonte. La madre, tra le altre cose, è dipendente di una ditta che fa capo a Giovanni, mentre il padre ne sarebbe un lontano parente.
Il ‘branco’ una volta è arrivato arrivava a prelevarla all’uscita della scuola media che frequenta per condurla proprio dall’uomo. Gli abusi sono andati avanti sino a quando la ragazzina ha conosciuto un altro giovane con il quale ha allacciato una relazione normale. Iamonte ed il suo gruppo non hanno tollerato l’affronto e così, secondo la ricostruzione dei carabinieri, hanno prelevato il ragazzo e dopo averlo condotto in un luogo isolato lo hanno massacrato di botte. Dopo il pestaggio, infatti, ai carabinieri di Melito sono cominciate ad arrivare le prime segnalazioni anonime.