Il direttorio romano del M5S tenuto, a Nettuno, da Beppe Grillo ma che non ha visto la presenza del sindaco Raggi, è servito, stando alle parole dei protagonisti, per compattare il Movimento. Stamattina la Raggi ha anche voluto ribadire: “Io non mollo” rispondendo ad alcuni cittadini che la esortavano a “tenere duro” dopo la vicenda delle dimissioni nella sua giunta.
Nel tardo pomeriggio, la prima cittadina di Roma ha deciso di “far fuori” Raffaele De Dominicis prima ancora che venisse comunicata l’iscrizione nel registro degli indagati per abuso d’ufficio dell’ormai ex assessore al Bilancio: “In base ai requisiti previsti da M5s (De Dominicis) non può più assumere l’incarico di assessore al bilancio, pertanto di comune accordo abbiamo deciso di non proseguire con l’assegnazione dell’incarico”,
“Siamo già al lavoro per individuare una nuova figura che possa dare un contributo al programma della giunta su Roma”, ha aggiunto nel suo post su Facebook. Una retromarcia rispetto alle prime opposizioni al direttorio che chiedeva di revocare il mandato a De Dominicis.
“C’è un sistema che reagisce compatto contro di noi, siamo tornati a due anni fa quando dicevano che il M5s è morto” ha detto Grillo salito insieme al direttorio sul palco del tour “Costituzione Coast to Coast” organizzato dal parlamentare Alessandro Di Battista. “È stata una giornata difficile, sono leggermente euforico”, ha confessato.
Poi parla del sindaco: “Raggi è dentro una situazione difficilissima e sta reggendo benissimo. Virginia è nella stessa situazione del primo sindaco nero in Missisippi nel 1968. Dicevano che era impossibile ma si è avverato. E noi siamo l’impossibile. Tutti avevano detto che era impossibile ma ce l’abbiamo fatta – ha aggiunto Grillo -. Raggi andrà avanti e noi vigileremo. Stiamo sfondando un sistema che era in piedi da 50 anni, che ci crediate o no. Andate a fanc… tutti!”, ha quindi concluso il suo intervento rivolgendosi agli avversari del M5s.
Sul palco è salito Luigi Di Maio, al centro della bufera perché accusato di aver taciuto sull’iscrizione nel registro degli indagati dell’assessore romano Paola Muraro, di cui era stato informato con una mail dalla parlamentare (e membro del mini direttorio romano) Paola Taverna. Di Maio ha confermato quanto detto nel pomeriggio di ieri: “Ho commesso un errore. Ho sottovalutato” il contenuto della mail. “Non l’ho detto a Roberto, Carla, Carlo, Alessandro, l’ho sottovalutata e sono qui a dirvelo negli occhi – ha detto Di Maio -. Ho pensato che l’iscrizione nel registro degli indagati venisse da un esposto di uno del Pd”.
Poi passa all’attacco: “24 ore su 24 si parla di Roma, mentre il Pil è fermo, mentre abbiamo 9 milioni di poveri. I giornali trattano questo governo come dei geni della politica che stanno risollevando il Paese. Siamo entrati in Parlamento, nelle regioni, ovunque, perché a noi queste cose non stanno bene e vogliamo cambiarle. Possiamo fare degli errori ma senza togliervi un euro dalle tasche. Continuiamo a lavorare per far crescere questo movimento e provare a cambiare tutto”, ha concluso.
Alessandro Di Battista è l’ultimo a salire sul palco e, sul caso Muraro, dichiara: “Noi qualche errore lo abbiamo fatto ma sempre in buona fede. Se avessero adottato gli stessi parametri usati con noi anche con gli altri ora l’Italia sarebbe più pulita”.
“A Roma la macchina amministrativa è partita ed è giusto che ora proceda spedita. Per questo, riteniamo che il nostro compito non sia più necessario”, hanno poi annunciano sul blog del M5S i componenti del minidirettorio romano, Paola Taverna, Fabio Massimo Castaldo e Gianluca Perilli spiegando che “non faremo mai mancare il nostro sostegno e il nostro contributo”.