Leif-Erik Holm, leader del partito estremista AFD in Meclemburgo – Pomerania, ha dato una dura lezione ad Angela Merkel. Nelle elezioni statali di domenica in questo piccolo stato nella zona orientale della repubblica federale tedesca, AFD ha ottenuto il 21% dei voti; si è piazzata al secondo posto dietro la SPD, superando così la CDU della Cancelliera. Una sconfitta dal forte significato simbolico per la Merkel, in quanto è proprio lì che la leader tedesca conquista il suo seggio al parlamento federale di Berlino ormai da 26 anni; una sconfitta, quindi, nel suo feudo elettorale storico.
La formazione ultra nazionalistica AFD ha meno di quattro anni di vita. Il suo DNA è quello, ormai diffuso in Europa, della protesta anti-europea ed anti-islamica; una ideologia nazionalistica che è stata plasmata dalle crisi di questi ultimi anni: la crisi economica e l’antieuropeismo prima, la crisi siriana e la forte opposizione alle politiche di accoglienza della Merkel poi. “Sei inglese?”, gridava Holm in un recente comizio, rivolgendosi alla folla; “Noi amiamo la Brexit. Nigel Farage è un grande. Vogliamo la stesso in Germania: il nostro referendum”. “Ne abbiamo abbastanza di questo”, continuava poi, indicando una donna velata nei pressi, ”sono stato a Birmingham ed altre città in Inghilterra dove i veri inglesi non possono più andare. Questo non succederà mai qui in Germania”. Gli ha fatto ecco Alexander Gauland, una delle figure di spicco del Partito: “Non tutti quelli che hanno il passaporto tedesco sono tedeschi”, ha gridato ad una folla entusiasta.
Il successo di AFD in quest’ultime elezioni regionali conferma altri successi già registrati quest’anno. Nel Land del Baden-Württemberg ha ottenuto il 15,1% dei consensi, nella Renania – Palatinato il 12,6% e nella Sassonia – Anhalt si è collocato al secondo posto con oltre il 24% dei voti. Ecco perché, nonostante il Meclenburgo – Pomerania sia lo stato meno popolato della Germania e marginale per l’economia del paese, Angela Merkel lo ha ripetutamente visitato in vista delle elezioni. Ha tolto tempo ai suoi impegni in cancelleria e sulla scena internazionale, nel tentativo disperato di spronare la CDU locale contro la marea montante dei consensi di AFD. Non che il suo seggio al parlamento di Berlino fosse a rischio. Ma per lei queste elezioni rappresentavano un test cruciale sull’umore del suo elettorato; non si è infatti ancora pronunciata sulla sua candidatura alle elezioni federali del prossimo anno per la conquista di uno storico quarto mandato.
Parte delle ragioni della sconfitta stanno nella sua controversa politica di accoglienza ai rifugiati. La Merkel nel 2015 ha aperto le porte ad un milione di rifugiati che premevano da sud e da est; ad oggi, si rifiuta di mettere un tetto all’accoglienza ai rifugiati dalle zone di guerra, ammonendo che una tale posizione è contro i trattati internazionali. Ma è rimasta isolata in questa sua posizione; il presidente della SPD, alleato della CDU nella ‘Grosse Koalition’ ma potenziale futuro avversario alla prossima corsa al cancellierato, ha detto che “è impensabile che la Germania ogni anno accolga un milione di persone”. La Cancelliera, dal canto suo, ha i nervi solidi e probabilmente non cederà: sa che la ‘diga ‘ turca sta tenendo abbastanza bene e non sopporta dover cambiare linea, una volta che questa è sta decisa. D’altronde le polemiche da sinistra hanno alimentato l’eco delle bellicose dichiarazioni di AFD, che accusano la Merkel “di aver buttato via quel poco che restava di sovranità nazionale”.
Ma è chiaro che la questione dei migranti non basta da sola a spiegare la rapida ascesa di AFD in questa regione. I richiedenti asilo, arrivati in Meclenburgo – Pomerania da un anno a questa parte, sono solo 25mila. Molti cittadini si mostrano comprensivi, in considerazione della tragedia da cui i migranti fuggono. Sembra invece prevalere un sentimento di generica insoddisfazione nei confronti dei partiti tradizionali. Ecco cosa dice Hans Jurgen, manovale, ad un intervistatore locale: ”Non ho niente contro i rifugiati, non fanno male a nessuno. Se si guarda a quello da cui scappano, qualcuno si deve occupare di loro. Io voto per AFD perché qualcuno nuovo abbia la possibilità di guidare il paese. Gli altri ci sono stati per troppo tempo e sono tutti uguali. Voglio provare qualcosa di diverso; se è un errore, lo possiamo correggere la prossima volta”.
“La Merkel c’e’ da troppo tempo”; sembra un sentimento abbastanza diffuso tra la popolazione che l’ha votata fedelmente per tanti anni. Anche i sondaggi a livello federale riportano un calo dei consensi nei suoi confronti. Secondo un sondaggio della rete televisiva ARD solo il 46% dei tedeschi è a favore di un quarto mandato, mentre il 51% è contrario. Sembra che anche lei sia di fronte alla minaccia di un voto anti-establishment che ha portato alla Brexit e alla candidatura di Donald Trump. Ma ci sono anche delle buone notizie: l’81% dei sostenitori della CDU vogliono ancora la Merkel come loro candidato.
Sono tutti elementi che la Cancelliera sta vagliando, mentre attende a pronunciarsi sulla sua candidatura alle elezioni per il cancellierato nel 2017. D’altronde, le proiezioni demografiche in Germania indicano chiaramente che il paese ha bisogno di giovani per sostenere crescita e sistema pensionistico nel medio periodo; la sfida è l’integrazione, non i grandi numeri dell’immigrazione. La sua politica sta dando quindi prova di una leadership solida e lungimirante, giustificata da una strategia di lungo termine. Ma solo se il clima politico si placherà nel breve periodo, potrà spiegare le sue ragioni, riuscire a farsi ascoltare dal suo paese e candidarsi ancora con buone prospettive di successo.