“Dio, ho promesso il mio pegno di fedeltà e lo rinnovo per il principe dei fedeli, il mio Cheick Abu Bakr al-Baghdadi”. Questo il giuramento della studentessa padovana Meriem Rehaily, ventenne di origini marocchine ma cresciuta in Italia, pubblicato su Twitter il giorno prima della sua fuga per la Siria tramite la Turchia.
Dopo l’indagine del Ros, per lei è scattato un mandato d’arresto. Secondo il giudice, infatti, c’è un rischio concreto che giovane possa tornare alla base per compiere azioni kamikaze anche in Italia e in particolare a Roma”.
La ragazza di Arzergrande si sarebbe unita alla brigata “Al Khansaa“, composta di sole donne, soprattutto europee e russe, addestrate all’uso di armi ed esplosivi. Il loro compito è verificare che le concittadine rispettino la sharia, punendole se non hanno il velo lungo o le mani coperte.
“Non puoi immaginare quanto ho goduto ieri, non vedo l’ora di piegare uno e togliergli la testa“, aveva scritto ad un’amica allegando l’immagine di una decapitazione. E alla mamma, raggiunta la Siria, scrisse: “Scusa cara mamma, ci vediamo in Paradiso“.