Ore 3.36, nel Reatino è l’inferno. Ancora una volta l’Italia si risveglia colpita al cuore, devastata da una fortissima scossa di terremoto di magnitudo 6. Ma è solo l’ultima di una lunga e sanguinosa serie di sismi che da Nord a Sud hanno segnato il territorio. Spesso irreversibilmente.
Nella memoria sono ancora impresse le scene di disperazione de L’Aquila. Erano le 3.32 del 6 aprile 2009 quando una scossa di magnitudo 6.2 uccise 309 persone causando quasi 2.000 feriti, 65 mila sfollati e 1.700 monumenti danneggiati. L’epicentro avvenne ad una profondità di 8,8 chilometri, tra L’Aquila, Tornimparte e Lucoli.
Dopo fu la volta dell’Emilia, nel 2012, quando nelle province di Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia, Bologna e Rovigo fu registrata alle 9 del mattino una prima forte scossa di magnitudo 5,8: l’epicentro fu nella zona compresa fra Mirandola, Medolla e San Felice sul Panaro. Il 31 maggio 2012 alle 16.58, poi, ci fu una scossa di magnitudo 4 con epicentro a Rolo e Novi di Modena. Si contarono 27 vittime.
Sempre nel Centro Italia, il 26 settembre 1997, due terremoti di magnitudo 6,4 causarono 11 vittime e gravi danni alla Basilica di San Francesco ad Assisi, rovinando preziosissimi affreschi medievali.
Bilancio drammatico più a Sud, in Irpinia, nel 1980. Il 23 novembre 1980 un sisma di magnitudo di circa 6,5 gradi Richter e con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza, e Conza della Campania, causò circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti.