Continua pian piano la liberazione di Sirte dall’Isis. Il sindaco della città, Mokhtar Khalifa, ha dichiarato all’Associated Press che le forze libiche sostenute dagli Stati Uniti “hanno liberato il 70%” di Sirte.
Il primo cittadino sostiene che i quartieri meridionali e occidentali della città libica, considerata la roccaforte dell’Isis in Nord Africa, sono sotto il controllo dei combattenti fedeli al governo sostenuto dalle Nazioni Unite.
Dopo che molti edifici della città sono stati riconquistati dalle milizie libiche fedeli a Fayez Sarraj, sono state date alle fiamme le bandiere nere dell’Isis. L’esercito ha sostituito i vessilli di Daesh con i colori dell’indipendenza del Paese, distruggendo le insegne dello Stato islamico. Lo riferisce una fonte locale a Sirte, citato dal sito Alwasat.
Proprio a Sirte, in reazione all’avanzata delle forze internazionali, l’Isis avrebbe lasciato la seguente scritta su un muro: “Sirte il porto marittimo dello Stato islamico, il punto di partenza verso Roma… con il permesso di dio”.
La situazione ad Aleppo, invece, rimane drammatica: i combattimenti e i bombardamenti non sono completamente cessati e si sentono ancora esplosioni. A comunicarlo all’agenzia ANSA è stato il parroco della chiesa di San Francesco, nel settore occidentale della città sotto controllo governativo, e dell’intera comunità cattolico-latina della città.
Dentro e fuori dalla città siriana sono stati registrati scontri nonostante gli sforzi della Russia di fermare le azioni militari per permettere che affluiscano gli aiuti umanitari nell’ambito di una tregua di tre ore al giorno annunciata mercoledì. Lo scrive la Bbc, che parla anche di attacchi con gas tossici sulle aree controllate dai ribelli.
Quattro persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite. Il gas potrebbe essere cloro contenuto nelle bombe-barile lasciate cadere sull’area.
Intanto, in un’altra area, gli aerei russi hanno colpito Raqqa, la capitale dello Stato islamico in Siria (Isis), costringendo a interrompere l’erogazione dell’acqua. Almeno 30 persone sono morte e 70 sono rimaste ferite secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani. I russi hanno riferito di “molti morti” tra i jihadisti.