Anna Rita Marchesini nasce a Orvieto, il 19 novembre 1953. Si dalla giovane età era evidente il suo talento per la recitazione; dopo essersi laureata in psicologia a soli 22 anni, l’anno successivo all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, diplomandosi nel 1979 come attrice di prosa (debuttando a teatro già nel corso degli studi con una parte ne Il borghese gentiluomo di Molière).
Pochi anni dopo sarebbe cominciata la fase simbolo della sua carriera e della sua vita: nel 1983 inizia la collaborazione con Massimo Lopez e Tullio Solenghi, formando il mitico Trio, che per 11 anni avrebbe accompagnato le serate degli italiani con sketch comici (su tutte svariate edizioni di Fantastico, Domenica In, non che una versione comica dei I Promessi Sposi), diventando famosi anche oltreoceano.
Nel 1994 il Trio si sciolse: la Marchesini continuò per due anni a lavorare in teatro con Solenghi, poi iniziò una fruttuosa carriera da solista (celebre il suo personaggio della sessuologa – attingendo a piene mani dalle sue conoscenze di psicologia), proseguendo quella del doppiaggio (tra cui il ridoppiaggio di Judy Garland nella seconda edizione restaurata de Il mago di Oz nel 1980 e il personaggio di Yzma nel film Disney Le Follie dell’Imperatore nel 2000).
Dopo una fase di carriera i cui scrisse diversi monologhi comici per il teatro, l’insediamento nel 2007 nella cattedra all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e una breve rimpatriata nel 2008 con Solenghi e Lopez (gestendo nel frattempo una società di produzione con la sorella), divenne sempre più evidente la stato di salute precario della Marchesini, sempre più vittima dei sintomi dell’artrite reumatoide.
Gli ultimi anni della sua vita sono stati dedicati alla testimonianza della malattia e alla necessità di dare dei messaggi di speranza, senza avere vergogna nel mostrare pubblicamente l’aggravarsi delle proprie condizioni (così come avvenne nella sua ultima apparizione pubblica in televisione, ospite da Fabio Fazio nel 2014).
Questa una frase presente nella biografia del suo sito, dove con ironia pensava al momento della propria morte, senza perdere il sorriso: “Ho già adocchiato una vetrinetta in sala riunioni con un piccolo cofanetto verde di porcellana, credo. Ritengo sia ideale per contenere le mie ceneri. E’ una aspirazione che piano piano troverò il coraggio di far uscire alla luce. Che detto di un mucchietto di ceneri non è appropriato. Posso tentare…. e se mi ribocciano? E se poi l’Accademia trasloca? E se durante il trasloco il cofanetto verde si rompe? No eh! essere spazzata via dall’Accademia no mai più!”