Secondo i media francesi, anche Abdel Malik Petitjean, il secondo jihadista autore dell’attentato nella chiesa di Saint-Etienne-de-Rouvray, era schedato con la lettera “S” e tentò di andare in Siria. Il 19enne nato a Saint-Dié-des-Vosges, nei Vosgi, e domiciliato a Aix-les-Bains (Savoia) era monitorato dallo scorso 29 giugno perché aveva tentato di arruolarsi con il Califfato.
Petitjean venne segnalato agli 007 francesi dalle autorità della Turchia. Secondo informazioni raccolte da France Info, però, la segnalazione è arrivata “troppo tardi per permettere di fermarlo” in tempo. Intanto tre persone della cerchia familiare del terrorista sono state poste in stato di fermo.
I tre fermi, scattati mercoledì, “dovrebbero permettere di raccogliere elementi sul profilo dell’assassino. Nulla in questa fase conferma che queste persone hanno a che fare con l’omicidio”, ha precisato una fonte vicina all’inchiesta citata da Le Figaro. Una quarta persona, un minore di 16 anni nato in Algeria, è stata arrestata mercoledì.
Il fratello è oggetto di un mandato d’arresto per essere partito per la zona iracheno-siriana nel marzo 2015 con i documenti di Adel Kermiche, primo terrorista di Saint-Etienne-de-Rouvray.
Inquietanti alcune delle affermazioni rintracciate da un giornale francese in un gruppo segreto Telegram, in cui Kermiche afferma: “Aderire all’Isis è abbastanza complicato, le frontiere sono chiuse. Per questo attacco qui. Si prende il coltello, si va in una chiesa, e si compie una carneficina. Due o tre teste: quel giorno condividete quello che vedrete”.
Come segnale di risposta, “solidarietà e cordoglio dopo il vile assassinio” di padre Jacques Hamel, il consiglio francese del culto musulmano (Cfcm) gli imam e i fedeli a partecipare alla messa di domenica 31 luglio nella chiesa più vicina, in segno di supporto ai fratelli cristiani.