Non accennano a placarsi le iniziative del governo turco dopo il tentato golpe dello scorso 15 luglio. Erdogan ha scelto la “politica” del pugno di ferro e già dal giorno successivo alla notte del fallito colpo di stato sono cominciate le epurazioni contro i suoi, reali o presunti, oppositori.
47 ex dipendenti del quotidiano Zaman hanno ricevuto un mandato d’arresto. Si tratta di “dirigenti e personale di Zaman, compresi editorialisti”, ha riferito un funzionario, che ha definito la linea editoriale tenuta dal giornale fino a pochi mesi fa “portabandiera dei media favorevoli” a Fethullah Gulen, imam in esilio accusato di essere tra i mandanti del golpe.
Il giornale in questione era già stato sotto la lente d’ingrandimento del governo turco per la sua attitudine tendenzialmente avversa al governo, ma nella primavera dell’anno corrente alcuni licenziamenti hanno contribuito ad un netto cambio di linea editoriale.
Ma quella dei giornalisti è solo l’ultima di un elenco infinito di epurazioni: l’università Afyon Kocatepe, nell’Anatolia occidentale ha comunicato che 32 professori universitari e 5 membri del personale amministrativo sono stati rimossi dai loro incarichi. Sono 15 gli atenei che sono stati costretti a chiudere nelle ultime settimane, 1.617 dipendenti di 41 università turche sono stati allontanati, mentre 234 accademici sono stati arrestati.
Nel frattempo l’esercito ha comunicato il dato definitivo sul numero dei militari coinvolti nel tentato golpe: si tratta di 8.651 soldati, che hanno utilizzato 246 mezzi blindati, 3 navi e 3.992 armi leggere. L’esercito tiene a precisare che i soggetti coinvolti rappresentano solo l’1,5% delle truppe.