Si chiama Ali Sonboly il killer della strage del 22 luglio nel centro commerciale Olympia a Monaco.
Il diciottenne di origine iraniana nato e cresciuto in Germania, viveva con i genitori nel quartiere periferico Maxvorstadt, a Monaco. Il giovane è entrato in azione dopo le 18 di venerdì 22 luglio a Monaco di Baviera, uccidendo 9 persone. Si è sparato un colpo in testa e il suo cadavere è stato trovato poco distante dal luogo della strage.
Il ragazzo risulta sconosciuto alla polizia ordinaria (che esclude legami con Isis o tematiche migratorie o politiche) e apparentemente incensurato. In nottata le forze dell’ordine hanno perquisito l’abitazione (senza trovare altre armi, ma libri definiti “di morte”) e hanno interrogato per ore il padre.
Ali Sonboly viene definito come un soggetto affetto da crisi psicotiche, come confermato da un ricovero nel 2012 e non avrebbe superato gli ultimi esami scolastici: si sarebbe formato da solo, dopo anni di vessazione da parte dei propri coetanei e avrebbe violato un account Facebook per lanciare un post esca e aver più vittime possibili (attirandole con falsi buoni pasto).
Molte persone definiscono il killer di Monaco un ragazzo “normale”; alcune sue parole pronunciate, però, durante l’attacco farebbero propendere per un gesto di un folle: “A causa tua sono stato vittima di bullismo per sette anni…”, queste le parole oltre a vari insulti rivolti ad una persona presente sul luogo della strage. La polizia non è certa della matrice islamista del gesto, però non esclude anche la pista della premeditazione e l’esistenza di alcuni complici.
Secondo alcuni media tedeschi, il killer sarebbe un appassionato di videogiochi sparatutto e amante di computer, ma a cui si sommerebbe, secondo indiscrezioni,Si chiama un’ammirazione per il 17enne autore di una strage avvenuta nella cittadina tedesca di Winnenden (Baden – Wurttemberg) nel 2009, quando morirono 17 persone.
L’attentatore andava a scuola nei pressi di casa e un suo vicino lo aveva visto anche ieri. “Viveva vicino a me, lo conoscevo – ha detto il ragazzo -, un mio amico era suo compagno di classe e sosteneva che era un tipo tranquillo”. Un’altra vicina conferma: “Ammetto di non averlo mai visto arrabbiato”.