È la politica estera a tenere banco, nelle ultime ore, nei discorsi del neocandidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump.
“Se sarò eletto presidente non farò pressioni sulla Turchia o su altri alleati autoritari che conducono purghe sugli avversari politici o riducono le libertà civili” ha dichiarato al News York Times, alla vigilia della sua nomination alla Convention Gop.
“Se la Russia attaccasse i Paesi baltici non interverrei automaticamente in loro difesa”, come prevedono le regole della Nato”, ha afferma inoltre il candidato repubblicano alla Casa Bianca.
Ma a far scoppiare la ‘battaglia’ a distanza sono le parole di uno dei più stretti collaboratori di Donald Trump, Al Baldasaro. “Hillary Clinton dovrebbe essere portata davanti a un plotone di esecuzione e fucilata per alto tradimento” ha dichiarato.
Ma Baldasaro non si ferma qui. “Sono un veterano che ha combattuto e partecipato alle operazioni ‘Desert Shield’ e ‘Desert Storm’ in Iraq e sono anche un padre che ha mandato un figlio in guerra, in Iraq, come tecnico di elicotteri nel corpo dei Marine” – ha detto – “Hillary per me è come la Jane Fonda del Vietnam”.
Immediata la reazione dello staff della Clinton: “La costante escalation di retorica offensiva da parte di Trump rischia di alimentare odio tra i repubblicani”.
Intanto Mike Pence, ha accettato la nomination alla vicepresidenza, mentre il senatore del Texas Ted Cruz, dopo aver corso contro Trump alle primarie, a sorpresa ha negato l’endorsement.