Un alpinista romano di 54 anni è morto dopo essere caduto in un crepaccio sul versante italiano del Monte Bianco, nella Val Veny.
Secondo le ricostruzioni dell’accaduto la vittima sarebbe un volontario della Croce Rossa che si stava allenando insieme ad altri cinque volontari per la scalata al Monte Bianco. I sei amici avrebbero voluto portare in cima al monte più alto d’Europa uno striscione “per affermare i valori della pace“, ma la nobile impresa è stata stroncata prima ancora di iniziare.
L’uomo stava percorrendo un sentiero non difficile per un alpinista esperto, nei pressi del bivacco Rainetto a quota 3.047 metri, ma le recenti nevicate degli ultimi giorni hanno reso la strada insidiosa, tanto da far precipitare l’uomo in un crepaccio di una decina di metri.
L’alpinista non sarebbe morto per la caduta – inizialmente rispondeva infatti alle grida dei compagni – ma per iportemia: nella stessa fessura in cui è precipitato confluiva infatti anche l’acqua gelida proveniente dallo scioglimento delle nevi che, colatagli addosso, ha abbassato la sua temperatura corporea fino a condurlo alla morte.
Sono risultati inutili i soccorsi. All’arrivo degli uomini del soccorso alpino valdostano e del soccorso alpino della Guardia di Finanza di Entreves l’escursionista era già morto.