La Banca d’Italia ha confermato nel Supplemento “Finanza pubblica, fabbisogno e debito” il nuovo record del debito delle amministrazioni pubbliche: il dato a maggio 2016 è di 2.241,8 miliardi, in crescita di 10,9 miliardi rispetto ad aprile 2016 (2.230,8 miliardi).
Secondo i dati forniti, l’aumento del debito pubblico è dato dall’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (72,7 miliardi alla fine di maggio 2016), al fabbisogno del mese (2,1 miliardi) e all’effetto complessivo degli scarti e dei premi di emissione, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e del deprezzamento dell’euro (0,8 miliardi). Ad aumentare considerevolmente è il debito delle amministrazioni centrali (+10,5 miliardi).
Sempre secondo la Banca d’Italia, la crescita italiana ha subito un rallentamento nel secondo trimestre, con un impatto di Brexit contenuto ma in possibile rafforzamento nei prossimi mesi: il Pil potrebbe crescere poco al di sotto dell’1% nel 2016, +1% circa previsto per il 2017. Aumenta però il numero di occupati: “Nonostante un rallentamento rispetto all’anno precedente, la tendenza all’aumento del numero di occupati è continuata nel primo trimestre dell’anno”, si afferma nella nota di Palazzo Koch.
Sul tema banche commerciali, si valuta la possibilità per lo Stato di intervenire nel settore bancario con ricapitalizzazioni, in forma precauzionale e temporanea, ma che comunque è vietata dalle normative europee: “Il calo dei corsi azionari delle banche è stato accentuato dall’elevato livello di crediti deteriorati e dal timore che le attuali condizioni dei mercati possano rendere più difficile la cessione di queste esposizioni o la raccolta di capitale”.
“La situazione dei mercati può creare rischi sistemici per i singoli Stati membri e per l’Europa nel suo complesso, che richiedono la predisposizione di un sistema di sostegno finanziario pubblico da attivare in caso di necessità”, si legge nel bollettino economico.