É stato tracciato un primo bilancio dello scontro tra due treni avvenuto martedì 12 luglio intorno alle 11,30 sul binario unico Andria Corato. Sono 23 le vittime accertate (riconosciuti nell’arco della giornata) dopo una notte nella quale sono continuate le operazioni di ricerca di eventuali altri passeggeri rimasti intrappolati.
Nella sera di mercoledì, fiaccolate sono state organizzate nelle città di Corato e Andria per omaggiare le vittime.
Il presidente della Regione Puglia, Emiliano, ha poi confermato il bilancio delle vittime, confermando che 23 sono le vittime identificate (NOMI), (l’ultima è stata riconosciuta nel tardo pomeriggio). Le salme dopo gli esami autoptici saranno rilasciate venerdì sera: i funerali si svolgeranno la mattina del giorno seguente, mentre giovedì il capo dello Stato Mattarella renderà omaggio alle vittime.
Le lamiere sono state tagliate con le macchine troncatrici perché i vagoni sono incastrati ed è troppo difficile sollevare i vagoni incastrati e sono state utilizzate anche apposite apparecchiature fotelettriche. In azione anche le gru che hanno sgomberato il tratto dai vagoni e dai detriti solo nel tardo pomeriggio di mercoledì. A operazioni concluse non sono state rivenute altre salme.
I feriti (come comunicato dal ministro Delrio in Parlamento) sono 52, 24 dei quali ancora ricoverati negli ospedali pugliesi. Di questi, una decina versa in gravi condizioni. Tra i dispersi ci sarebbero cittadini francesi. “Abbiamo richieste di notizie dall’ambasciata francese” ha dichiarato questa mattina il sindaco di Corato, Massimo Mazzilli.
La procura di Trani indaga per omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario, mentre il pool di 5 pm sarà composto dal procuratore facente funzioni di Trani Francesco Giannella e i pm Antonio Savasta, Simona Merra, Marcello Catalano e Michele Ruggiero.
Giannella ha confermato che al momento non ci sono indagati, ma nel registro degli indagati potrebbero essere inseriti alcuni dirigenti della Ferrotramviaria, l’azienda che gestisce il tratto in questione. Tre i filoni aperti: uno sulla dinamica dell’incidente, uno sulla sicurezza e uno sulla gestione degli appalti per il raddoppio del binario della tratta.
Tra le lamiere, sono state estratte le scatole nere dei due mezzi. Il ritrovo è fondamentale per il prosieguo delle indagini. L’altra scatola nera, invece, è andata completamente distrutta.
Entrambi i macchinisti dei treni sono deceduti nello scontro. Non si conosce, invece, la sorte dei due capotreni: non si sa, infatti, in quale carrozza si trovassero al momento dell’impatto.
Intanto Massimo Nitti, direttore generale della Ferrotramviaria, pretende chiarezza: “Non abbiamo mai pensato di far camminare non in condizione di sicurezza, abbiamo fatto tutto ciò che potevamo. I viaggiatori sono il nostro patrimonio. È una tragedia immane. Quello è l’unico tratto in cui è attivo il consenso telefonico per regolare gli incroci. I macchinisti non si potevano vedere perché si sono trovati faccia a faccia all’uscita da una curva. E forse non hanno fatto in tempo a frenare”.
“La sicurezza della tratta coinvolta dall’incidente è regolata tramite consenso telefonico che lascia interamente all’uomo la gestione ed è tra i sistemi meno evoluti e più a rischio di regolazione della circolazione ferroviaria”, ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, nella sua informativa alla Camera (poi replicata al Senato alle 18.30) sullo scontro tra treni in Puglia. “Purtroppo in questo Paese non è mai stata fatta la cura del ferro, quando bisogna tenere conto che ci sono oltre 5 milioni di persone che lavorano e si spostano per motivi di studio studio su linee regionali, ma con questo governo c’è stata un’inversione di tendenza netta rispetto al passato ed abbiamo destinato diversi miliardi al trasporto ferroviario regionale”, ha continuato Delrio.
Erano due i treni delle Ferrovie del Nord Barese provenienti da Corato e diretti verso nord e uno di questi due convogli viaggiava con qualche minuto di ritardo: questa circostanza potrebbe aver indotto il capostazione di Andria a dare il via libera al treno fermo in stazione. Il convoglio, circa dieci minuti dopo la partenza da Andria, si è scontrato con il treno proveniente da Corato. È quanto si apprende in ambienti inquirenti tranesi.
“L’unica stazione di incrocio è quella di Andria. Quel treno che scendeva da Andria, lì non ci doveva essere”. Lo ha detto al tg di Telenorba il direttore generale di Ferrotramviaria, Massimo Nitti, che già ieri aveva affermato a caldo che “chiaramente uno dei due treni lì non doveva esserci” (versione poi confermata in sede di indagine).
“I macchinisti non si potevano vedere – ha aggiunto – perché la disgrazia è stata anche quella di trovarsi faccia a faccia all’uscita di una curva, probabilmente non hanno neanche provato a frenare”.