Ha un anno e pesa poco più di un neonato il bambino ricoverato d’urgenza all’ospedale Fatebenefratelli di Milano. I genitori lo nutrivano con “una rigida dieta vegana”.
Il piccolo, 14 mesi d’età, è stato portato in ospedale dai nonni per un controllo. Agli occhi dei medici sono parsi evidenti i sintomi della malnutrizione: il bimbo pesava infatti soltanto 5,2 kg all’ingresso in ospedale, gli esami clinici hanno rilevato inoltre una gravissima carenza di calcio nel sangue “ai limiti della sopravvivenza” e una grave cardiopatia congenita che i genitori avevano rifiutato di far correggere chirurgicamente.
Visti gli esiti degli esami ed il rifiuto dei genitori ad acconsentire al ricovero, il Procuratore del Tribunale dei Minorenni è intervenuto d’ufficio chiedendo l’immediato ricovero del bambino che è stato trasferito all’ospedale San Donato, dove sta ben rispondendo alle cure.
“Non è un problema la scelta di forme di nutrizione diverse o inusuali, e noi certo non entriamo nel merito della decisione — ha commentato Luca Bernardo, primario di Pediatria al Fatebenefratelli —. Ma allora il bambino, dalla nascita, deve essere accompagnato con integrazioni, nella fattispecie di calcio e di ferro”.
“Il minore nato a maggio 2015 — si legge nell’atto della Procura — all’ingresso nel nosocomio, il 1 luglio, si presentava (…) con un peso di 5240 grammi e una lunghezza di 67,5 centimetri (…) crescita ponderale inferiore al terzo percentile, grave ipotonia, ipotrofia generalizzata, ritardo psicomotorio e calcemia ai limiti della sopravvivenza”. Nell’appartamento in cui il piccolo viveva con i genitori “veniva rinvenuta una certa quantità di preparati omeopatici e siringhe (…) etichettate con nome di alimenti (…): i genitori riferivano in seguito di attenersi rigorosamente ad una dieta vegana”.
Adesso la Procura, che ha comunque riscontrato “un atteggiamento dei genitori maggiormente consapevole sulle problematiche di salute del figlio”, dovrà decidere sull’affidamento del bambino; se restituire il piccolo alla famiglia, affidarlo ai nonni materni o collocarlo in una casa famiglia.