L’effetto Brexit è cominciato da pochi giorni e già ha fatto due vittime illustri. La prima è stata inevitabilmente il premier David Cameron, che si è dimesso in diretta il giorno in cui sono stati resi noti i risultati del referendum, oggi è toccato a sorpresa a Nigel Farage, leader del partito euroscettico Ukip.
Farage, al vertice dell’Ukip dal 2006, è stato uno dei più accesi sostenitori della Brexit, e il primo a festeggiare di fronte alle prime proiezioni che davano in testa il “leave”. “Durante la campagna referendaria ho detto che volevo di nuovo il mio Paese – ha dichiarato. Quello che sto dicendo oggi è che voglio indietro la mia vita, proprio adesso”.
“La vittoria della Brexit al referendum significa che la mia ambizione politica è stata raggiunta. Io sono entrato in questa lotta dalla parte delle imprese, perché volevo una nazione autonoma, e non per diventare un politico in carriera” ha affermato.
Intanto il pasticcio della Brexit è finito in mano agli avvocati. Il prestigioso studio legale londinese Mishcon de Reya, infatti, ha chiesto garanzie che il procedimento formale per l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue non inizi prima di un atto del Parlamento: il referendum, infatti, è puramente consultivo. Lo studio legale è pronto a far ricorso alle aule di giustizia nel caso le garanzie richieste non vengano fornite.