Eliezer “Elie” Wiesel, scrittore americano di origine romena, è morto all’età di 87 anni. Ci lascia un testimone e sopravvissuto dell’Olocausto, premio Nobel per la Pace nel 1986 per la sua testimonianza e l’impegno a favorire la convivenza tra i popoli.
La sua letteratura si compone di 57 libri, svariati reportage e drammi teatrali, scritti dopo il trasferimento in Francia negli anni ’50. Su tutti, spicca “La Notte” (pubblicato nel 1958 – il primo ad essere tradotto), l’autobiografia in cui ha raccontato i propri sensi di colpa da sopravvissuto (deportato inizialmente nel campo di lavoro di Buna Werke, un sotto-lager di Auschwitz), i propri tormenti e le poche risposte trovate sui temi che riguardano il senso della vita di fronte ad una strage così grande.
Nel 1992 Wiesel fondò, a Parigi, l’Académie universelle des cultures e in seguito continuò il proprio impegno politico, trattando il tema della condizione degli Ebrei russi e degli Ebrei etiopi, delle vittime del apartheid in Sud Africa, dei desaparecidos in Argentina, dei bosniaci vittime di genocidio nella ex Jugoslavia.
Nel 2008, la sua famiglia e la sua fondazione finirono in gravi difficoltà patrimoniali, essendo tra gli investitori truffati da Bernie Madoff nel caso, ma questo non fermò il suo impegno di memoria e di denuncia.