Giornata importante nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Yara Gambirasio: per oggi è attesa la sentenza a carico di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello accusato di aver ucciso la tredicenne e di averne occultato il cadavere, rinvenuto solo dopo tre mesi dalla scomparsa della giovane.
Oggi si avrà una prima risposta giudiziaria a una triste vicenda iniziata 6 anni fa quando, dapprima si persero le tracce della ragazza e dopo tre mesi venne trovato il cadavere. Dal 2010 al 2016 sono passati sei anni di accuse e di difese da parte di Massimo Bossetti che si è sempre dichiarato innocente.
Massimo Bossetti, muratore di 45 anni, sposato e padre di tre figli, è l’unico accusato e dopo due anni di carcere e uno di processo, il pm Letizia Ruggeri ha chiesto l’ergastolo e sei mesi d’isolamento diurno.
Bossetti che, prima che i giudici si riuniscano in camera di consiglio per emettere la sentenza, ha rilasciato dichiarazioni spontanee.”Sarò uno stupido, sarò un cretino, sarò un ignorantone ma non sono un assassino: questo deve essere chiaro a tutti” ha ribadito -. “Quello che mi viene attribuito – ha proseguito – è vergognoso, molto vergognoso”.
“Ancora oggi vi supplico, vi imploro, datemi la possibilità di fare questa verifica, ripetete l’esame sul Dna, perché quel Dna trovato non è il mio” ha detto Bossetti. “Se fossi l’assassino sarei un pazzo a dirvi di rifarlo” ha precisato.
C’è il tempo per un’ultima schermaglia tra accusa e difesa: gli avvocati depositano una memoria che ricostruisce la storia della traccia 31G20, che contiene il Dna che inchioderebbe Bossetti.
La Procura si oppone, sottolineando, la “singolarità del comportamento” dei legali, da momento che il dibattimento è concluso. La Corte ammette la memoria. La sentenza questa sera, non prima delle 20.
Il collegio presieduto da Antonella Bertoja non ha ammesso le telecamere per ragioni di tutela dei giudici popolari. Nelle scorse settimane due buste con dei proiettili erano state intercettate in un centro di smistamento postale: erano indirizzate alla Corte.