Il rapper Fabri Fibra ha offeso la reputazione del cantante Valerio Scanu: a stabilirlo è una sentenza del Tribunale di Milano in merito alla canzone “A me di te” di Fibra. Il rapper è stato condannato a pagare una multa e ha inoltre già dovuto versare un anticipo di risarcimento di circa 20mila euro a Scanu.
Nella canzone ‘incriminata’, pubblicata nel febbraio 2013, il rapper cantava: “Vengo in bocca, come a (Valerio)
Che in verità è una donna. Gli ho abbassato i pantaloni e sotto aveva un tanga e quattro assorbenti, giù le mutande, liquido fuori da questo glande, tira su tutto come le canne, mi sono fatto Valeria Scanner”.
Le allusioni di certo non mancano e quindi il tribunale ha dato ragione al vincitore del Festival di Sanremo.
Antonella Rizzi, legale di Fibra, ha sostenuto – si legge su Repubblica – “che un linguaggio esplicito e il ricorso a immagini forti sono elementi essenziali del rap, e che contribuiscono addirittura a determinarne il messaggio e la cifra artistica”. Di contro, gli avvocati che rappresentano Scanu, hanno commentato: “Le espressioni utilizzate dal cantante Fabri Fibra sono diffamatorie in maniera oggettiva, come ha stabilito il giudice. Ed è la prima sentenza in Italia che vede la condanna per diffamazione di un cantante di musica rap. La musica è libertà, ma insultare squallidamente una persona non è musica e non è arte. Ognuno è libero di manifestare liberamente il proprio pensiero, non di offendere e diffamare una persona”.
Con questa condanna si genera un precedente in Italia perché è la prima volta che viene condannato per diffamazione un rapper per i suoi testi.