Si è chiuso martedì notte, il Consiglio Ue, a cui hanno partecipato i 28 leader politici dell’Unione Europea, l’ultimo del primo ministro inglese David Cameron. Oggi, invece, il primo incontro informale “a 27”, senza rappresentanti del Regno Unito, in cui si discuterà proprio delle conseguenze di Brexit.
Dal vertice è trapelata una bozza della dichiarazione congiunta dei 27, in cui si sottolinea l’impossibilità di avviare alcun negoziato “prima che abbia avuto luogo la notifica da parte del Regno Unito; spetta al governo britannico, appena sarà pronto a farlo, notificare al Consiglio europeo. Sarebbe preferibile che questo avvenisse rapidamente allo scopo di evitare di prolungare il periodo di incertezza”.
Nella mattinata di mercoledì, invece, si è svolto l’incontro fra il premier scozzese, Nicola Sturgeon e il presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz. La Sturgeon ha ribadito la determinazione della Scozia a “restare nell’Unione europea”, mentre Schulz afferma di aver “ascoltato” le richieste scozzesi.
Cameron al termine del Consiglio è stato chiaro: “Siamo un paese democratico, la gente ha deciso e ora dobbiamo accettare la loro decisione. Usciremo dall’Unione: non torniamo indietro, ma non voltiamo le spalle all’Unione. Attivare l’articolo 50 è un compito che spetterà al prossimo primo ministro. Questo sarà il mio ultimo vertice Ue, dove ho trovato molto rassicurante poter trovare una soluzione alle nostre differenze nel dialogo”.
Di parere opposto Jean Claude Juncker, che non nasconde una certa fretta: “Spero che il prossimo governo britannico proceda alla notifica dei risultati del referendum e il ricorso all’articolo 50 quanto prima. La procedura va accelerata, non abbiamo mesi per aspettare. Non capisco perché ora chiedano tempo”.