Le nuove elezioni per il rinnovo del Parlamento spagnolo non hanno offerto nessun risultato di rilievo politico. La governabilità resta un rebus, sarà difficile trovare una maggioranza solida, a meno di non fare ricorso a una grande alleanza che però non è facilmente realizzabile. Rispetto al dato delle elezioni di sei mesi fa cambia qualche numero ma non la sostanza.
Le urne dicono che il Partito Popolare del premier Mariano Rajoy sono il primo partito e guadagnano 13 seggi in Parlamento (ora sono 136 su 350) e ottengono il 33% dei consensi. Quasi tutti i seggi sono stati “strappati” a Ciudadanos che passa da 40 a 32 seggi (- 20% rispetto a dicembre) e ottiene il 13%.
La seconda forza politica spagnola resta il Psoe: i socialisti guidati da Pedro Sanchez ottengono 86 deputati (ne avevano ottenuti 90 a dicembre) e il 22,7% e rintuzzano il paventato sorpasso da parte di Podemos che ha conquistato gli stessi 71 seggi di sei mesi fa (21,1%).
Teoricamente l’unica alleanza possibile è quella tra Popolari e socialisti, provata invano sei mesi fa ma adesso “imposta” dalle urne. Il Re, come da prassi, affiderà a Rajoy il compito di formare un nuovo governo: mentre sei mesi fa le trattative si arenarono abbastanza presto, con il risultato di tornare alle urne, adesso la prospettiva sembra diversa e i due maggiori partite dovranno “trattare” reciproci passi indietro per trovare in ogni modo un’alleanza che alla luce della storia recente sarà tutto meno che solida. Ma pur sempre un’alleanza che può portare avanti un Paese in “stallo” da troppo tempo.
Da segnalare che l’affluenza è stata notevolmente inferiore rispetto a sei mesi fa e che la Spagna è stato il primo paese ad andare al voto dopo la Brexit. Il 19 luglio ci sarà l’insediamento dei nuovi parlamentari.
