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Ballottaggi, il day after tra conferme e ribaltoni| Dove il M5S sfonda, il Pd di Renzi fa flop

Dopo le batoste subite dal Pd ai ballottaggi di Roma e Torino, sono in tanti a definire ormai conclusa la “luna di miele” di Renzi con gli italiani. Da Grillo che parla apertamente di “giorno storico”, alle tante anime del centrodestra che danno il Pd in crisi irreversibile: il coro di giubilo anti-dem è unanime.

Per dirla come il premier, “gufano “un po’ tutti. Ma il vero dato di rilievo, taciuto da molti e temuto da tutti, grillini compresi, è l’affluenza su scala nazionale. Un 50,54% che è termometro di una disaffezione collettiva, una tendenza preoccupante per il centro-nord e quasi irreversibile per il sud. Napoli in primis, dove alle urne si è recato un cittadino su tre.

Ed è dietro a questo dato che si arrocca Renzi. Troppo bassa la partecipazione popolare per pretendere di estendere a livello nazionale le conseguenze di un voto localissimo. Insomma, manca quel quorum di legittimazione che invece ci si attende dal prossimo referendum costituzionale previsto per ottobre. Per la maggioranza è lì che si gioca la partita.

Certo è che da oggi si apre una nuova era il governo Renzi. Un’era nella quale bisognerà imparare a dialogare con i 5 stelle, con amministratori giovani e votati alla tanto discussa democrazia del web. La torinese Appendino promette  ad esempio che la giunta comunale si riunirà una volta al mese su Facebook, mentre la Raggi assicura che le porte del Comune di Roma saranno sempre aperte. Niente inciuci insomma, e questo sarà un “problema” serio da fronteggiare per tutti.

Il centrodestra, invece, ha dato un’altra prova della propria progressiva atomizzazione. Ha perso ovunque si è presentata divisa e con candidati calati dall’alto. Le voci si moltiplicano sempre di più, l’area moderata appare stritolata dalle pressioni della Lega (che pure non ha stravinto, anzi…) e c’è chi come Brunetta sottolinea che si vince solo guardando: “Dal centro verso destra e non viceversa“. Il riferimento al ko di Parisi a Milano (anche se non proprio nettissimo) è evidente, ma Salvini fa orecchio da mercante: “Brucia perdere così, ma il 50% dei milanesi rimasti a casa poi non si lamentino se le cose non vanno”.

Emanuele Termini

Sono un giornalista nato con la passione per lo sport. Con il tempo e sotto l'occhio attento di maestri inflessibili, divento "onnivoro". Per Sì24 mi occupo di cronaca, di politica, di Palermo e del Palermo, squadra che seguo da vicino. Leggo e scrivo di tutto con una sola grande stella polare: la ricerca della verità.

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