Omar Mateen, l’uomo che ha ucciso 49 persone sparando all’impazzata all’interno del gay club “Pulse” a Orlando, avrebbe chiamato un’emittente locale durante il massacro. “Sai della sparatoria? Sono io, sono io che sparo”, queste le parole che lo speaker Gentili afferma di aver ascoltato provenienti dall’altro capo del telefono.
“Non scorderò mai le sue parole”, continua a raccontare lo speaker. Gentili ricorda che l’omicida ha poi cominciato a parlare in arabo: “Parlava velocemente. L’ho interrotto per chiedergli di parlare inglese. Ha detto di averlo fatto per l’Isis”. Lo speaker è stato interrogato dall’FBI sulla veridicità di tale conversazione, dai tabulati telefonici forniti dall’emittente giunge la conferma che la telefonata proveniente dal cellulare di Omar Marteen è davvero stata effettuata.
Secondo la testimonianza di Patience Carter, 20enne afroamericana sopravvissuta al massacro ma ferita ad entrambe le gambe, quella all’emittente locale non è stata l’unica telefonata effettuata dal killer: “Mateen ha telefonato al 911 proclamando fedeltà all’Isis. Dopo la telefonata si è rivolto a noi che eravamo nascosti nei bagni, e ha chiesto se ci fossero dei neri. Io avevo troppa paura per rispondere, ma un uomo di colore ha risposto di sì, ce n’erano sei o sette”.
Il killer avrebbe allora deciso di risparmiare gli ostaggi di colore: “Voi sapete che non ho problemi con i neri – avrebbe detto loro -, questo riguarda il mio Paese. Penso che i neri abbiano già sofferto abbastanza”.
E probabilmente è stato proprio il colore della sua pelle a salvare la vita a Patience, che poi continua la sua testimonianza sull’orribile massacro: “C’erano corpi dappertutto, eravamo tutti ammassati nel bagno. Potevamo vedere impronte di sangue su ogni cosa”.