L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea: è questo il significato del termine Brexit. A decretarla i cittadini britannici attraverso il referendum in programma il prossimo 23 giugno.
In Inghilterra il dibattito è molto acceso e ha visto il coinvolgimento di diversi politici, istituzioni internazionali e nazionali nonché agenzie di rating e case d’affari.
Chi invita i cittadini a votare a favore di una permanenza nell’Unione Europea è Cameron. Il primo ministro inglese, in caso di vittoria del fronte del No sarà probabilmente costretto a dimettersi visto che ha promosso lui il referendum dopo aver trovato un accordo di massima con l’UE per ridefinire gli attuali accordi.
Il Fondo Monetario Internazionale, le agenzie di rating, Obama e una lunga lista di personaggi ed organizzazioni, compresa la Bank of England, si sono schierati contro l’uscita dall’UE del Regno Unito ammonendo dei possibili rischi. Anche l’ex sindaco di Londra, Boris Johnson, ex-sindaco di Londra, è uno dei più accesi sostenitori della Brexit.
Quali le conseguenze in caso di uscita dall’Europa? Ci sarebbero tutta una serie di ripercussioni per l’economia britannica e mondiale. Basti pensare che la sterlina è crollata ai minimi nelle ultime tre settimane.
Alcuni studi interni, dal Tesoro alla Confindustria britannica, hanno stimato gravi perdite in termini di Pil (con conseguenze sulle finanze pubbliche), collegate ad un maggior rischio povertà per i cittadini.
L’Ocse ha quantificato in una diminuzione della crescita del 3% entro il 2020 e del 6% entro il 2030. In poche parole il contesto Brexit provocherebbe un ridimensionamento delle diverse voci che sostengono la crescita: investimenti, consumi, occupazione.
Con Brexit, il Regno Unito dovrebbe rinegoziare l’adesione all’Organizzazione mondiale del commercio. Si andrebbe quindi verso un contesto che indebolirebbe le aziende britanniche e la produttività.