Imbarazzo e sdegno al comune di Corleone per l'”inchino” del corteo in occasione dell’ultima processione che ha attraversato le strade del paese palermitano. Quando i fedeli sono giunti davanti alla casa di Ninetta Bagarella, la moglie del capo di Cosa Nostra, Totò Riina, i fedeli si sono fermati per sostare qualche istante.
Il commissario di polizia e il maresciallo dei carabinieri, che erano presenti, hanno lasciato la processione inviando una relazione alla procura distrettuale antimafia. Dai primi accertamenti, secondo quanto riporta Repubblica, è emerso che uno dei membri della confraternita di San Giovanni Evangelista, Leoluca Grizzafi, è cugino di secondo grado della Bagarella.
Il parroco di Santa Maria, padre Domenico Mancuso, si è detto amareggiato: “Ho ribadito alle forze dell’ordine che non è mia usanza sostare davanti ai potenti o pseudo potenti quella non era una sosta prestabilita, è accaduto. Mi rendo conto che ci voleva più prudenza”.
Anche il vescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, reagisce con forza: “Su episodi come questi non transigo. Ho già nominato una commissione d’inchiesta, sono in attesa di una relazione. Intanto, ho proposto al questore di Palermo di stilare un protocollo d’intesa, per prevenire altri episodi”.
“Propongo che d’ora in poi anche le soste delle processioni siano concordate con le forze dell’ordine, per evitare spiacevoli sorprese”. Nei mesi scorsi, monsignor Pennisi aveva anche imposto alla confraternite di inserire nello statuto una clausola: “Nessun pregiudicato per mafia può far parte delle nostre associazioni“.